CronacaPrimo Piano

Petrolchimico siracusano: fermata degli impianti, inquinamento fuori controllo e silenzi

Nell’annunciata fermata degli impianti nella raffineria sud dell’Isab e sui possibili sfiaccolamenti delle torce, la direzione dello stabilimento di Marina di Melilli aveva avvisato e rassicurato la popolazione in anticipo dell’inizio dei lavori e della manutenzione; ma dopo qualche giorno della fermata, le proteste dei residenti sono riprese forte e con minacce di denunce per il fumo nero che fuoriesce dalle torce con puzza nauseabonda e miasmi a causa della operazioni nella fermata degli impianti a ridosso del comuni di Siracusa e delle zone abitate di Città Giardino, Belvedere e Siracusa nord.  E non si tratta di emergenza dello scarico in torcia per bruciare i gas infiammabili rilasciati dalle valvole di sicurezza a seguito di una sovra-pressione indesiderata nelle apparecchiature di impianti, ma in fase di fermata. Anche se le torce sono spesso utilizzate per una combustione programmata dei gas per brevi periodi. Ma in quest’occasione si è trattato di una puzza che ammorba l’aria rendendola davvero irrespirabile come non mai.

L’invio di gas in torcia dovrebbe prevenire l’emissione in atmosfera di tutta una serie di sostanze gassose pericolose per la salute e la sicurezza delle persone e per l’ambiente, quali per esempio: composti infiammabili, tossici, nocivi o irritanti per l’uomo o con impatto ambientale sulla fauna e la flora, ma, come nel caso, non è così. Anzi, la situazione per qualche ora è stata da incubo per gli abitanti dei centri abitati limitrofi alla raffineria Isab di Marina di Melilli.

A parte le ovvie emissioni di gas combusti in atmosfera, quando entrano in funzione le torce producono un impatto legato al forte rumore, alla luce e all’irraggiamento termico nella zona sottostante; impatti che vengono prodotti solo nei casi di emergenza in cui la torcia entra in funzione, tuttavia il pilota è una fiamma sempre accesa e che quindi rappresenta una fonte continua, per quanto limitata di emissioni di gas nocivi per l’ambiente.

L’auspicio diplomatico da parte delle industrie, e a volte anche da sindaci “accomandanti” di comuni viciniori alle raffinerie,non lascia dubbi sull’inquinamento selvaggio, anche se sempre negato, ovviamente, dai colossi della chimica e della raffinazione.

Una condizione che non ci libera però dall’inquinamento incontrollato e senza alcuna possibile difesa dell’ambiente per i tanti potenziali connubi tra la politica, gli uomini delle istituzioni preposti e gli industriali senza scrupoli. Un ricatto occupazionale e il continuo scambio dei favori. Un vizio tanto vecchio e tanto amato. Specie in tempi di crisi economica profonda.

Il problema rimane irrisolto nel conciliare la produzione d’idrocarburi e il forte inquinamento che insiste nel territorio industriale siracusano. L’industria in generale contribuisce in modo molto sensibile alla cattiva qualità dell’aria. Le industrie del petrolchimico quindi continuano a inquinare l’aria che respiriamo, oltre a produrre reflui liquidi da depurare e rifiuti solidi da trattare e smaltire in modo adeguato.

La raffinazione petrolifera immette nell’aria, sempre nei limiti tollerati, sino a riprova del contrario, nei cieli dei comuni industriali, veleni dannosi alla vita in generale; ma non la pensano così i consulenti della Procura di Siracusa che scrivono di un costante e forte inquinamento nel territorio industriale siracusano.

Dopo 70anni d’inquinamento selvaggio di silenzi, tra intrighi e connubi e un gioco “al gatto e la volpe”, a pensare male non si sbaglia mai; ed ecco che le visioni delle torce e dei camini delle varie raffinerie sono sempre molto dense di fumi neri e sinistri. Il territorio industriale siracusano inutile nasconderlo è soffocato da anni da veleni nella falda acquifera, nell’aria, nel mare e nella terra. La raffinazione di petrolio ha gravi conseguenze sull’ambiente e sulle persone. Una raffineria di petrolio è un impianto industriale con un forte impatto ambientale, e le emissioni, pur ridotte, non sono mai del tutto annullate, e le grandi dimensioni di questi impianti fanno sì che queste emissioni, piccole se considerate relativamente, siano comunque importanti in termini assoluti d’inquinamento.

È impossibile quindi eliminare l’inquinamento che produce la raffinazione; le conseguenze dell’estrazione del petrolio e dell’uso degli idrocarburi sono apocalittiche e l’ambiente è ormai molto compromesso, la salute e i diritti della popolazione, cancellati.

Concetto Alota

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *