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Petrolchimico Siracusano: inquinamento in libertà e quel connubio consolidato tra industrie e politica 

Foto di repertorio nel mare della zona industriale siracusana

La moria di pesci e di granchi nelle acque del mare prospiciente la costa siracusana e all’interno della Baia di Santa Panagia nei giorni scorsi, segna ancora una volta il fallimento di una politica corrotta e incapace. Il mare, la terra, il cielo del territorio del petrolchimico siracusano sono da sempre inquinati nel silenzio generale. Una terra svenduta, massacrata in cambio di posti di lavoro, regalie, con la popolazione condizionata e ricattata da connubi, silenzi, sussurra e grida; ma ormai si può parlare di vero disastro ambientale, di emergenza, quindi di un territorio fuori controllo, difficile da bonificare, e dove i residenti sono destinati, giocoforza, ad ammalarsi. Un connubio ben consolidato tra industrie e politica. E mentre si denuncia, si accusano le industrie d’inquinare, i detentori del potere politico chiedono ottengono dalle industrie, anche in questo periodo, assunzioni a sfondo clientelari di persone che svolgono una relazione contigua con i grandi elettori. Troppe volte i sindaci dei comuni industriali che si sono succeduti nel tempo, hanno taciuto e hanno accordato libertà d’inquinare alle industrie; vuoi per la paura della perdita dei posti di lavoro, vuoi per i buoni rapporti che necessitano.

Alle forze dell’ordine, ai magistrati, va sempre il rispetto assoluto e la gratitudine di tutti i cittadini onesti, devono essere però supportate da un sempre maggiore senso civico e collaborazione dagli stessi cittadini e ricevere il giusto riconoscimento da parte della classe politica.

Ecco una prova in difesa dell’ambiente da parte dell’avvocatessa Giuseppina Nanè, per il “Comitato StopVeleni Augusta-Priolo-Melilli-Siracusa”, che con una nota inviata ieri alla Capitaneria di porto di Siracusa e all’Asp, Azienda Sanitaria Provinciale di Siracusa, denuncia prontamente la moria di pesci nel mare di Augusta.

“Con la presente, come da intercorso scambio telefonico- scrive l’avvocatessa Nanè – siamo a segnalare formalmente episodi di moria di pesci a largo di Siracusa. Ed invero, è di poche ore fa la notizia, pervenutaci unitamente a diverse attestazioni fotografiche e ad un video, che in due distinte zone del siracusano, Zona Isola antistante area marina prospicente i due ristoranti ivi ubicati, Ostrica Park e la Fornace, spiaggia La Galera che precede la zona del Minareto e a largo dell’isola di Magnisi, sia in atto una copiosa moria di pesci.

“Chiediamo a tal proposito di essere informati sulle attività che si intendono avviare, stante l’inquietante fenomeno in atto e la preoccupazione che lo stesso desta nella popolazione che attraverso i social e la stampa è stata informata dell’accaduto.

“Riteniamo che sia fondamentale una sinergia tra i cittadini e le autorità preposte al controllo e alla tutela del territorio per scongiurare ipotesi di allarmismo generalizzato o peggio sentimenti di frustrazione date dal senso di abbandono e di mancanza di comunicazione puntuale che episodi nefasti come quello narrato potrebbero cagionare.

“Alleghiamo per completezza – termina la nota – reportage fotografico delle immagini pervenuteci Cordialmente”.

Il tutto condito dal segreto dell’inganno per i cittadini residenti costretti a vivere in mezzo a sostanze tossiche che provocano danni irreparabili in lungo e in largo. Le industrie ogni giorno scaricano in mare, nel terreno e nell’aria una quantità incontrollata di sostanze tossiche. Difficile da controllare. Ma è importante essere vigili e informare la Procura, l’Arpa, la Guardia Costiera prontamente di ogni sospetta alterazione o inquinamento dell’ambiente, come è successo per la moria di pesci e di granchi nei giorni scorsi.

Acque inquinate che si riversano in mare e nei fiumi senza un adeguato trattamento di depurazione e filtrazione, nei canaloni per finire direttamente in mare. Basta andare a vedere lo stato dei fondali nelle vicinanze delle industrie per scoprire cosa si nasconde. Materiali di risulta di lavorazioni, catrame, petrolio, idrocarburi in genere, veleni e prodotti chimici, tutti sversati per causa accidentali, o per la rottura di tubature, di condotte di deflusso, oppure, peggio ancora, per cause di natura criminale. Qualunque sia la causa, pur essendo questi eventi tutti punibili dalla legge, spesso sfuggono alla giustizia. Chissà perché. In pratica risulta sempre difficile trovare i colpevoli e chi ne paga le conseguenze sono i cittadini, spesso ignari dei pericoli.

Altre cause di inquinamento sono dovute a sostanze derivanti dagli scarti o dalla stessa produzione industriale che vengono disperse in mare e nelle condotte di deflusso per finire, dove non è dato sapere. Riversandosi nel terreno poi, filtrano nelle falde e possono ritornare in superficie attraverso pozzi, canali ed i fiumi prima di raggiungere il mare; le acque della depurazione contengono una grande carica inquinante, altamente nociva per la salute; il loro impatto sull’ambiente è complesso, duraturo e non sempre prevedibile e riscontrabile. La notte è alleata degli inquinatori di professione.

Le quantità di sostanze possono essere minime ogni volta ma queste, piano piano, si accumulano nei nostri polmoni, nel nostro stomaco, sui fondali marini e nelle falde acquifere, nei sedimenti e negli organismi che vivono in prossimità degli scarichi. È il cane che si morde la coda. Una battaglia in cui nessuno si deve tirare indietro. Pena: la sconfitta dei vinti.

Concetto Alota

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