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Priolo, inquinamento pozzi: nove parti civili chiedono ammissione al processo

Il gup del tribunale, Andrea Migneco, ha fissato un termine per consentire alla difesa di avanzare eventuali rilievi alla richiesta di costituzione di parte civile al processo a carico tre dirigenti di Isab-Med e due capi reparti del “parco serbatoi” dello stabilimento di Priolo della stessa azienda, accusati a vario titolo di disastro doloso, avvelenamento delle acque e omissione di misure atte a contenere l’inquinamento ambientale.

La costituzione di parte civile è stata presentata formalmente all’udienza di ieri mattina da nove degli undici proprietari di terreni privati interessati alla contaminazione da idrocarburi di nove pozzi privati e di uno pubblico, sito in contrada Cannizzo, che, secondo l’accusa, sarebbe avvenuta per una perdita da un serbatoio dello stabilimento allora Isab di Priolo Gargallo. A presentare l’istanza sono stati gli avvocati Emanuele Bosco, Sebastiano Grimaldi, Franco Greco, Giuseppe Esposito, Carmelo Zappulla.

La difesa degli imputati, rappresentata dal professore Giovanni Grasso e dagli avvocati Massimo Milazzo e Mariano Nicodemo, ha ottenuto il termine del 10 maggio prossimo per avanzare gli eventuali rilievi.

La vicenda giudiziaria scaturisce dalla segnalazione di alcuni proprietari di terreni che si trovano nella zona di Città Giardino e, comunque, a ridosso dei serbatoi di idrocarburi dell’Isab, i quali, nell’utilizzare l’acqua per uso irriguo, si erano accorti della presenza di idrocarburi. Le successive indagini hanno portato i poliziotti del commissariato di Priolo Gargallo a eseguire diversi sequestri di aree contaminate e quindi inquinate. Nel fascicolo sono confluite le analisi dell’Arpa che hanno riscontrato il superamento dei limiti di legge di benzene, toluene, para-xilene e idrocarburi nelle falde acquifere.

Secondo la Procura aretusea i “dirigenti dello stabilimento Isab-Med avrebbero dolosamente omesso, nel periodo compreso tra il 7 luglio 2008 e il 3 aprile 2012, di attivarsi al fine di impedire agli idrocarburi sversati dal serbatoio S534 di infiltrarsi nel sottosuolo e contaminare le acque di falda utilizzate per scopi irrigui e alimentari”.

Imputati sono i dirigenti dell’Isab-Med Giancarlo Cogliati, Antonino Amato e Luigi Scalici; e ai capi reparti del Parco serbatoi di stoccaggio dei prodotti petroliferi, Giuseppe Petrillo, e operativo relazioni esterne, Leonardo Gambino. A loro carico, il pm Antonio Nicastro insisterà per il rinvio a giudizio.

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