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Ritrovato il relitto di idrovolante nel mare del Plemmirio

Nei fondali dell’Area marina Protetta Plemmirio è stato localizzato uno “scarpone”, cioè il galleggiante in alluminio di un idrovolante che presumibilmente potrebbe risalire al periodo della seconda guerra mondiale. Il ritrovamento ha avuto luogo nell’ambito del progetto di ricerca Hydra che si propone di studiare gli effetti fisiologici derivanti dall’uso di scooter subacquei o Dpv (Diver Propulsion Vehicles) in immersione. Ideato da Padi, Suex e Dan Europe, il progetto è stato avviato di recente in partnership con l’Area marina Protetta Plemmirio e altre oasi marine.

In particolare, Hydra consente a team di sub esperti nell’uso dello scooter subacqueo, e su basi volontarie, di donare le proprie immersioni alla ricerca medica ed effettuare un monitoraggio attento ed efficace dell’ambiente marino soggetto a speciale tutela.

A fare la scoperta nelle acque siracusane il team composto dai subacquei Fabio Portella e Linda Pasolli che, nel corso di una immersione scientifica sotto l’egida di Hydra hanno localizzato lo “scarpone” dell’idrovolante e le altre componenti rinvenute, su un fondale fangoso ad una profondità di 60 metri, nella zona C dell’Area Marina Protetta siracusana.

Un ritrovamento consistente se si pensa che la base dell’idrovolante rinvenuta misura circa dodici metri di lunghezza per 1,2 metri di larghezza.

<<Le parti ritrovate farebbero pensare  ad un Cant Z.506 – spiega Portella – un idrovolante di fabbricazione italiana risalente al periodo compreso fra il 1936 ed il 1960. E’ noto, infatti, che la compagnia aerea “Ala Littoria” utilizzasse tali velivoli sulla linea Roma-Siracusa-Bengasi, tanto è vero che  nel Porto Grande di Siracusa era presente un idroscalo. Oppure potrebbe trattarsi di un modello utilizzato per scopi di ricerca, soccorso o ricognizione durante il secondo conflitto mondiale>>.

<< Oltre all’elevata importanza storica del ritrovamento, non è da sottovalutare l’importanza biologica aggiunge la biologa marina Pasolli – infatti i relitti, una volta affondati, possono diventare substrato artificiale da colonizzare per organismi bentonici e riparo per numerose specie di pesci.

Sullo “scarpone” sono state individuate  ben tre specie non ancora segnalate all’interno dell’Area Marina Protetta  Plemmirio: due delle quali molto rare ovvero: Dendrophyllia ramea, e Astrospartus mediterraneus ed infine il sacchetto (Serranus Hepatus), pesce comune ma non ancora registrato>>.

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