L’ambasciatore Razov, nella lettera del 12 marzo scorso, descrive a Salvini gli “episodi di interruzione delle attività delle raffinerie Lukoil-Isab. Negli ultimi dieci anni – è scritto ancora nella lettera – il numero delle azioni di blocco illecito (o scioperi) delle attività da parte dei lavoratori di organizzazioni estranee che per diverse ragioni avevano perso gli appalti dello stabilimento Isab è ammontato a più di cento casi concreti e ha portato dal 2012 dal 2018 alle perdite finanziarie di alcuni milioni di euro”. Un fatto inedito, per certi versi estremo che non fa onore alla libertà dei lavoratori di protestare conquistata con lotte, morte e dolore; ma la stessa cosa non possono fare i cittadini residenti, cioè, chiedere al Prefetto la chiusura degli impianti del petrolchimico quando avvelenano l’ambiente, senza alcuna possibilità di difesa.