Il senatore Tocci “interroga” il ministro sul caso Inda
Il senatore Tocci ha inoltrato un’interrogazione al ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo relativa alla questione Inda. Qui di seguito, il testo dell’interrogazione.
la Procura di Siracusa ha condotto un’inchiesta relativa alle spese sostenute dall’Istituto nazionale del dramma antico (INDA) dal 2005 al 2012, con particolare riferimento alle somme destinate ai servizi pubblicitari; nell’ambito di tale procedimento penale, tuttora in corso, tra aprile e luglio 2015, sono stati emessi 7 avvisi di garanzia e, nel settembre dello stesso anno, è stato richiesto il rinvio a giudizio per 8 persone, tra cui 2 dipendenti dell’Istituto, per i quali ad oggi non risulta sia stato preso dalla fondazione alcun provvedimento di sospensione; dalle indagini svolte dalla Guardia di finanza aretusa è emerso che l’ente avrebbe concluso contratti attraverso licitazioni private, a favore di società riconducibili a parenti o coniugi di propri funzionari e che, dal 2009 al 2012, erano stati affidati lavori pubblicitari, successivamente risultati fittizi, per circa 500.000 euro ad una società, i cui componenti sarebbero stati in stretti rapporti di parentela con il responsabile operativo dell’Inda;
considerato che: in data 4 febbraio 2016, all’esito dell’indagine ispettiva condotta dalla dottoressa Maria Rosaria Barbera, incaricata dal segretario generale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, l’attuale Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo ha firmato il decreto per il commissariamento della fondazione INDA, nominando poi, con decreto ministeriale del 5 febbraio, l’ingegner Pinelli commissario straordinario; nel comunicato ufficiale del Ministero si legge: “Il commissariamento si è reso necessario a seguito delle verifiche che si sono svolte nell’ultima parte del 2015 e che hanno portato l’Amministrazione vigilante (Direzione Generale Spettacolo dal vivo del Mibact) a disporre ispezioni sulla gestione della Fondazione. Il commissariamento dell’Inda si colloca nell’ottica di una modifica dello Statuto e della governance di un Istituto che costituisce per il Paese una preziosa risorsa”;
considerato, inoltre, che a quanto risulta all’interrogante: Walter Pagliaro, ex consigliere delegato dell’Inda, in una conferenza stampa, tenutasi il 13 febbraio 2016 a Siracusa, avrebbe denunciato rilevanti criticità in merito alla gestione dell’ente, mettendo in luce come vi fosse una forte concentrazione di poteri attorno a 2 soli dipendenti della fondazione, senza che vi fosse, al contempo, alcuna forma di responsabilità diretta per gli stessi, né tantomeno una rotazione di incarichi, come sarebbe invece previsto dalla più recente legislazione in materia di trasparenza degli enti;
Pagliaro avrebbe altresì segnalato un evidente impoverimento culturale della fondazione, causato dalla perdita delle professionalità artigianali, dal crollo dell’attività scientifica ed editoriale, dal declino qualitativo degli spettacoli e dallo snaturamento della struttura del teatro;
infine, nella stessa conferenza stampa, sarebbe stato sottolineato come “la vera ragione della crisi che ha portato a questo triste commissariamento” fosse il problema etico, facendo riferimento proprio agli avvisi di garanzia per i reati di associazione a delinquere e truffa menzionati;
ritenuto che: l’art. 9 del decreto legislativo n. 20 del 1998, così come modificato dall’art. 9 del decreto legislativo n. 33 del 2004, non prevede la revisione statutaria tra le possibili ipotesi che giustificherebbero il commissariamento. Ai sensi della lettera a) della citata disposizione, infatti, il Ministro competente può disporre lo scioglimento del consiglio di amministrazione, allorché vengano individuate “gravi irregolarità nell’amministrazione, ovvero gravi violazioni delle disposizioni legislative, amministrative o statutarie che regolano l’attività dell’Istituto”;
le suddette irregolarità erano state oggetto della denuncia e dell’opposizione di Pagliaro, e, pertanto, il Ministero, in virtù dei propri compiti di vigilanza, avrebbe potuto attivarsi, dettando preliminarmente puntuali indirizzi di controllo per ristabilire il corretto funzionamento dell’ente e, solo a seguito di forme di temeraria resistenza o di assoluta mancanza di collaborazione, attivare la più radicale conseguenza dell’amministrazione straordinaria;
inoltre, quantunque il decreto di commissariamento assegni al commissario il compito di modificare lo statuto, quest’ultimo deve ritenersi obiettivo accessorio a quello principale di “accertare e rimuovere le irregolarità e promuovere le soluzioni utili al perseguimento dei fini istituzionali”, previsto dal comma 3 dell’articolo menzionato,
si chiede di sapere: quali siano gli esiti dell’indagine ispettiva condotta dalla dottoressa Maria Rosaria Barbera: in particolare, i malfunzionamenti e le criticità che hanno portato alla nomina del commissario straordinario;
se il Ministro in indirizzo abbia mai chiesto al consiglio di amministrazione della fondazione di modificare il proprio statuto, considerato che proprio questo è stato identificato come compito prioritario del commissario e se, in caso di risposta affermativa, siano state accertate le inadempienze del consiglio di amministrazione;
se fosse necessario il commissariamento dell’ente per la sola modifica dello statuto, considerato che questo risulta essere compito del consiglio di amministrazione stesso (art. 13 dello statuto), e se tra le competenze spettanti al commissario rientri anche il compito di risolvere le criticità sollevate dal consigliere delegato uscente, Walter Pagliaro;
laddove la risposta fosse positiva, quali decisioni abbia assunto il commissario per rimuovere le gravi irregolarità denunciate da Pagliaro e se il commissario non ritenga opportuno rimuovere, o quantomeno sospendere, i 2 dipendenti indagati dalla procura;
se il Ministro non ritenga necessario chiedere il parere dell’Autorità nazionale anticorruzione in merito ai fatti illustrati.