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Siracusa, Alfieri: “Navi in porto? Era ora”

Siracusa è il suo porto! La gloriosa storia di Siracusa nasce proprio da un approdo di una nave, una mattina di 2754 anni fa, Quando agli occhi dell’ecista Archia e dei suoi uomini apparvero, con tutto il loro splendore, la baia di Siracusa, l’isola di Ortigia, le foci dei fiumi Ciane ed Anapo. Poi, nei secoli, tutta la storia di questa città e del mondo intero passa attraverso gli approdi, nel porto, di illustri uomini passeggeri di grandi navi, come, per esempio, Platone, San Paolo, Caravaggio ed altri ancora. Dunque, chi ritiene che il porto debba essere una natura morta, ad appannaggio dei fortunati fruitori di Ortigia, non tiene in considerazione la storia della nostra città, tutta protesa verso il suo porto che ha permesso notevoli ed importanti scambi culturali e commerciali, favorendo la prosperità della città stessa. Oltre ai possibili risvolti economici e sociali del prossimo futuro.

Confcommercio, partendo anche da questa digressione culturale, prende posizione a favore della presenza delle navi da crociera in banchina ed in rada a Siracusa. Presenza, che da qualche giorno è contestata da una parte della politica e da qualche associazione locale. Il Presidente del settore portuale di Confcommercio, Francesco Diana, si dice incredulo, visto che il porto di Siracusa ed i suoi operatori hanno aspettato anni, prima di vedere riqualificate le banchine, ed oggi, che il grosso è fatto, certe polemiche potrebbero allontanare le compagnie crocieristiche di tutto il mondo, che già stanno dimostrando l’interesse a scalare a Siracusa.

“Le due navi, presenti in rada ed in banchina – afferma Diana -, sono una stranezza, come è stata strana tutta la nostra vita in quest’anno sciagurato. Così come tutti noi siamo stati chiusi a casa per mesi, anche le navi hanno subito degli stravolgimenti nel loro esercizio. Tutta l’industria mondiale delle crociere si è fermata e centinaia di navi e migliaia di marittimi hanno cercato riparo in tutti i porti disponibili. Con qualche ritardo, anche il porto di Siracusa è stato individuato come porto di sosta. Di ciò dovremmo essere lusingati, poiché una delle più grandi compagnie al mondo, la Norwegian Cruise line ha ritenuto il porto di Siracusa adatto ad ospitare due sue navi. Anche questa è accoglienza e auspichiamo segnerà un inizio di relazione tra Siracusa e Norwegian, che porterà, quando tutto riprenderà normalmente, alla frequentazione con passeggeri della medesima flotta. Perché è chiaro che questa breve parentesi di stallo, cederà il posto al vero mercato crocieristico che ripartirà a breve e che vedrà il porto di Siracusa tra i più gettonati in Europa, con buona pace di chi dice che le navi limitano la vista, inquinano, deturpano”.

La capitaneria di Porto di Siracusa, che sicuramente non ha bisogno di difensori, ha agito, infatti, nel pieno diritto, secondo le norme del codice della navigazione, che non contemplano il nulla osta di sindaci o di altri enti, se non quelli sanitari. Pertanto alla Capitaneria va un plauso per la sua ineccepibile condotta, mentre al Sindaco non vanno attribuite responsabilità in questa vicenda, anzi, gli operatori chiedono, a quest’ultimo, di attivarsi per poter rappresentare alla compagnia l’ospitalità che la maggioranza dei cittadini stanno riservando a queste due unità ed ai suoi marinai.

“Da rappresentanti della categoria – continua il presidente delle attività portuali di Confcommercio -, possiamo dire che la presenza delle navi sta generando delle ricadute economiche in quasi tutte le categorie portuali, e comunque, anche chi non è coinvolto in questa gestione d’emergenza è speranzoso per il futuro che si sta profilando all’orizzonte. Per chi invece ritiene che “il no” alle grandi navi sia un cavallo di battaglia, si sbaglia, a nostro avviso, perché la maggior parte degli esercenti di Siracusa vive nell’attesa delle grandi navi e dei loro passeggeri”.

E’ certo che una nave abbia un impatto sull’ambiente, ma non tutti sanno che le norme anti-inquinamento, applicate alle navi, sono le più stringenti che possano esistere, infatti, vige una convenzione internazionale, e cioè la Marpol, che detta i limiti oggettivi alle emissioni, e – a differenza di quando accade in altri ambiti – le emissioni navali sono soggette a serrati controlli da parte degli enti di classifica e dagli armatori stessi. Le due navi in porto sono progettate per essere nei limiti della Marpol, ma anche per non superare i limiti, ancora più stringenti, della coast guard americana, visto che molto spesso solcano i mari delle isole Hawai e dell’Alaska.

“Una nave è una complessa struttura composta da tantissimi impianti ed attrezzature tecnologiche – conclude Diana – che dal punto di vista ambientale sono rigidamente controllate in fase di costruzione e successivamente durante tutta la sua vita da enti certificatori, tutto questo, per garantire costantemente, al rilascio del permesso d’accosto, il rispetto delle regole e l’efficienza di tutti i dispositivi presenti a bordo”.

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