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Siracusa, “Gettonopoli”: la Digos completa l’inchiesta più insidiosa con 16mila documenti spulciati che inchiodano gli indagati

Verso la volata finale l’inchiesta sulla “Gettonopoli” siracusana. Appare la più insidiosa e si può definire l’indagine principe sulla mala-politica del Vermexio che si è allargata a macchia d’olio e su più fronti. La Digos della Questura di Siracusa dopo due anni d’indagini e ben sedicimila documenti passati al setaccio chiude il fascicolo e lo trasmette alla Procura della Repubblica di Siracusa.

L’inchiesta, coordinata dal procuratore Francesco Paolo Giordano e affidata al Pm Tommaso Pagano, è la madre di tutte le indagini giudiziarie sull’attività politica amministrativa del consiglio comunale e si snoda sulle presunte irregolarità nell’elargizione dei gettoni di presenza e dei rimborsi delle spese nei confronti dei consiglieri comunali per la partecipazione ai lavori delle commissioni consiliari.

La Procura della Repubblica di Siracusa ha iscritto in un primo momento nel registro degli indagati a “modello 21” ben quarantanove consiglieri comunali dell’attuale e della precedente tornata amministrativa; maggioranza e opposizione accomunati dallo stesso individuale interesse; ma ora si tratta di capire chi è uscito e chi è entrato dopo le serrate indagini.

Le investigazioni della Digos della questura di Siracusa, diretta dal dottor Vincenzo Frontera, si concretizzano a seguito della denuncia di Stefano Zito del Movimento cinque stelle. Nel corso delle indagini sono stati acquisiti i verbali delle commissioni consiliari e gli atti della Ragioneria comunale, documentazione alla quale si aggiunge la relazione, redatta dall’ispettore, dottor Francesco Riela, nominato dall’assessorato agli Enti locali della Regione siciliana dopo le varie denunce. Il funzionario nello specifico ha ricostruito l’intero quadro contabile per capire se siano state commesse delle irregolarità in questa vicenda. L’ispettore della Regione e il procuratore capo Francesco Paolo Giordano si sono più volte interfacciati e le due indagini (quella giudiziaria e quella amministrativa) hanno trovato le aderenze e i presupposti d’ordine giudiziario.

Ma la “Gettonopoli” siracusana, ancora prima delle attenzioni dei “Grillini” cui va il riconoscimento della pubblica opinione per un lavoro davvero sublime, era già da qualche tempo sotto l’attenzione della Digos. Gli uomini della Sezione politica della Questura di Siracusa, avevano “captato” alcuni segnali e indagavano già sulle indiscrezioni e i “segreti” del Vermexio. Qualcosa non era in regola con le norme di legge e sulla normale degenza, e nel valore e nel rispetto che gli uomini della politica dovrebbero avere per il denaro pubblico, oltre che per la Giustizia, procedendo nell’azione di polizia giudiziaria collegata all’obbligatorietà della notizia di reato, raccolte indiscrezioni, prove e indizi per sviluppare la conseguente comunicazione alla competente autorità giudiziaria.

Partita l’inchiesta, arrivò a supporto la relazione dell’ispettore della Regione Sicilia che fu depositata dopo sette mesi di lavoro, ed è stata consegnata al responsabile del procedimento. Nella relazione sono state evidenziate alcune irregolarità nelle procedure legate al pagamento di gettoni di presenza e rimborsi ai datori di lavoro per capigruppo e i consiglieri delegati a partecipare a riunioni delle commissioni delle quali non sono componenti. Il responsabile del procedimento, funzionario dell’assessorato regionale agli Enti Locali, ha consegnato a sua volta le controdeduzioni.

Nella circostanziata denuncia del Movimento Cinque Stelle, si chiarisce come sulle 1.095 riunioni di commissioni a fronte di appena cinquantadue sedute del civico consesso all’anno per un ammontare di 716mila e 543 euro di emolumenti per relativi gettoni di presenza. Fatto questo che ha avuto un seguito non soltanto nell’opinione pubblica e in alcune popolari trasmissioni televisive, ma soprattutto negli ambienti giudiziari al punto che la Procura della Repubblica di Siracusa ha dato mandato agli uomini della Digos della Questura di Siracusa di acquisire tutta la documentazione disponibile e necessaria per avere un quadro probatorio della situazione quanto più aderente alla realtà con un supplemento d’indagine a ventaglio durato due anni. Tra le altre cose, gli esponenti del movimento cinque stelle, hanno puntato molto l’attenzione sulla delibera 109 del 2013, con la quale, partendo da una “difficoltà interpretativa” del regolamento, l’attuale consiglio comunale ha deciso di estendere il gettone di presenza anche ai capigruppo, o delegati, che partecipano alle commissioni, con l’effetto di raddoppiare il numero dei componenti delle commissioni consiliari, e quindi aumentare i costi per il gettone di presenza. Nella fattispecie, i riscontri oggettivi e obiettivi, per tentare di dare una chiave di lettura alla triste quando indecente condizione, che si è sviluppata senza limiti nel processo di putrefazione della politica siracusana, appare chiara come il sole del mattino di una giornata d’estate. Ma insistono aggravanti di merito, ora tutti al vaglio degli inquirenti e ben protetti dal segreto istruttorio, che non potranno mai giustificare tale siffatta condizione in un comportamento che appare di primo acchito scientificamente studiato e organizzato per lucrare e non per amministrare la cosa pubblica.

Ma in tutta questa vicenda, si sarebbe innescato un meccanismo parallelo all’inchiesta “Fantassunzioni”, portata avanti sempre dagli uomini della Digos di Siracusa e di cui processo, è già in corso di svolgimento, innanzi alla magistratura giudicante, almeno per una parte. Ma ora anche questa tornata amministrativa è sotto l’attenzione per gli stessi reati. Un danno alle casse della comunità causato dai consiglieri comunali che sembra essere di primo acchito notevolmente più oneroso del dovuto, specie in alcuni casi, per la tempistica della data delle assunzioni, e dalle commissioni inutili e al numero di riferimento logico rispetto alle esigenze sulle deliberazioni, come dei componenti di una “consorteria”, dove ognuno tiene il gioco dell’altro, oltre alla deliberazione che a prima vista va verso la cognizione e la costruzione ad hoc di un regolamento confezionato su misura da chi aveva interessi diretti. Un conflitto d’interessi sospettoso, che apparirebbe, secondo la Procura, mirato all’accrescimento del proprio guadagno personale e collettivo, rispetto alla data naturale dell’elezione alla carica di riferimento; ma si parlerebbe di risvolti ancora più gravi rispetto a quelli già ampiamente denunciati dal Movimento “5Stelle” a tutti i livelli, financo in maniera cautelativa alla Corte dei Conti di riferimento, cui deve andare necessariamente il plauso incondizionato. Una vicenda che a ben sentire potrebbe avere risvolti giudiziari a cascata, oltre al fatto che “nell’affaire gettoni d’oro” si affiancherebbero altri composti collegati, che potrebbero far saltare il coperchio di una pentola di acqua sporca che bolliva di nascosto.

Al limite della giurisprudenza, possiamo tentare di allineare il comportamento subito dalla collettività, come l’aggravante simile all’infiltrazione mafiosa, se, come ci consigliano le indiscrezioni, il livello degli interessi si potrebbe spostare anche sulle consulenze, le gare d’appalto e la partecipazione a fatti diametralmente opposti alle funzioni istituzionali degli amministratori pro tempore di un municipio.

I fatti di questa triste storia di mala politica, presentano alcuni aspetti infelici, da parte di quei consiglieri che da sempre ci hanno deliziato con denunce ricche di particolari, nomi e cognomi, ma non ci hanno comunicato che anche loro avevano partecipato e sottoscritto le deliberazioni sotto accusa che, nei fatti pratici, avevano moltiplicato le spese a carico dei cittadini siracusani, già fortemente indebitati dalle conseguenze di una crisi economica lunga e profonda e dagli errori incorsi nel tempo in licenze mancate e processi giudiziari che ci hanno fatto accumulare debiti per poco meno di duecento milioni di lire.

Ma solo dopo che scoppiò il caso “gettonopoli”, il consiglio comunale, quindi dopo lo scandalo, approvò il nuovo regolamento delle commissioni consiliari, rideterminando le indennità ai consiglieri per le partecipazioni alle riunioni consiliari e alle commissioni. In conformità a questo nuovo regolamento sono previste cinque commissioni al posto delle otto precedenti e sedici componenti per ciascuna, invece che otto. Sono state previste modifiche nei modi per la convocazione. Ma la posizione dei consiglieri indagati presentava ancora tante criticità chiarite dagli uomini della Digos dopo due anni di serrate indagini.

Come si potrebbe definire tutto ciò? Per dirla alla Totò: “E io pago!” Ma per salvare la morale dall’immorale, diventa obbligatorio dimettersi dalla carica ricevuta con la fiducia poi tradita verso gli elettori ora indignati, oppure provare a seguire la “brillante” difesa giudiziaria con bravi avvocati per tentare di giustificare la propria condotta, dettata da esigenze di sopravvivenza, o da che cosa?

Concetto Alota

 

Un pensiero su “Siracusa, “Gettonopoli”: la Digos completa l’inchiesta più insidiosa con 16mila documenti spulciati che inchiodano gli indagati

  • Se davvero si appura che questo comportamento era scientificamente studiato e organizzato per lucrare, a questi individui li possiamo insignire del titolo di delinquenti.

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