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Siracusa. Gli ambientalisti, il serbatoio deformato, Google maps e i tanti perché


 

   


Sulla vicenda del serbatoio deformato all’interno della raffineria Isab Sud per il quale la Procura di Siracusa ha nei giorni scorsi aperto un’inchiesta, è intervenuta Giusi Nanè; nota ambientalista tra le più attive e onnipresente, fondatrice del Comitato Stop Veleni; avvocato attivista pronta a lottare verso ogni forma di inquinamento. Con un post pubblicato sulla sua pagina Facebook, scrive:  “Sequestrato il serbatoio “deformato dalla pioggia e dalla neve” a fine anno. Su Google maps il satellite ci restituisce una visione aggiornata dall’alto dei serbatoi limitrofi. Benedetta tecnologia! Su alcuni si scorge la copertura in ottima tenuta mentre altri appaiono ahimè vetusti e bisognosi di urgente bonifica. Chiediamo lumi alle autorità competenti”
 

Dunque, ancora interrogativi che arrivano dal mondo ambientalista. Effettivamente Su Google maps si evidenziano dei serbatoi con all’interno olii o similari, confermando la tesi di alcuni comitati e associazioni ambientaliste che sui Social hanno postato le foto. Visione nitida con i riferimenti per l’individuazione dell’ubicazione dei grossi serbatoi a copertura galleggiante. Cosa contengono e in che condizioni si trovano? Ritorna l’interrogativo per quel serbatoio deformato sequestrato e dei tanti misteri attorno allo smaltimento dei rifiuti civili e industriali in tutta la Sicilia.     

Uno scenario che si ripete nel territorio del Sud Italia raccontato mille volte. Una montagna di rifiuti tossici e nocivi smaltito solo sulla carta finisce nei terreni agricoli, a mare, nella falda acquifera, insieme a milioni di metri cubi di pericoloso percolato provenienti dalle discariche, situati nel territorio tra Lentini, Melilli, Priolo, Augusta e Villasmundo. Il dubbio che ci sono tanti depuratori che non depurano e scaricano in mare reflui fognari e fanghi industriali diluiti.

LE INDUSTRIE HANNO LICENZA D’INQUINARE?

Un muro di omertà nasconde la corruzione sullo smaltimento di veleni e fanghi provenienti dalle industrie del petrolchimico siracusano, così come da tutte le parti d’Italia in un connubio fra imprenditori e mafia che è sempre più evidente. La differenza, nelle conseguenze dei reati commessi, si estingue. Il ruolo centrale degli intermediari che organizzano il traffico illecito di rifiuti e stabiliscono contatti e accordi tra produttori, trasportatori, centri di trattamento e stoccaggio e gli smaltitori finali. Il più delle volte il metodo è poco visibile, oltre che di difficile conoscenza. Politici e imprenditori sono coinvolti in un sistema a scatole cinesi, in cui sono funzionari e dirigenti delle istituzioni a guidare il gioco in cui ognuno svolge un ruolo in cambio di denaro. Centinati di ettari di terreno consumati per realizzare discariche a tappeto che nascono come funghi nel silenzio generale.

Concetto Alota

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