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Siracusa. La lenta marcia del ricorso al Tar di Reale: i controlli confermano alcune irregolarità ma niente di grave

Uno dei peggiori freni della nostra malata e Democrazia, la lenta agonia che ogni pratica diventa un grosso problema burocratico senza la presenza del conosciutissimo “olio” della corruzione. Chi si è illuso che il ricorso al Tar presentato a suo tempo da Ezechia Paolo Reale sulle votazioni per le amministrative per l’elezione del sindaco e del consiglio comunale di Siracusa, a distanza di mesi può rendersi conto facilmente dell’inefficienza della macchina della pubblica amministrazione. Rappresenta un fenomeno piuttosto frequente dell’attività della Giustizia amministrativa il lento avanzare dell’attività giudiziaria a tutti i livelli, specie, come nel caso, quella burocratica, che sembra assumere naturalmente un significato pregiudizievole per chi, per motivi diversi, sia nella posizione di attendere il compimento di una determinata attività importante, principe in uno Stato di diritti e doveri, da parte della pubblica amministrazione in tempi brevi. Il termine inerzia indotta potrebbe essere utilizzato in tutti i casi come questo.

Il riferimento all’esercizio del potere dei giudici amministrativi vuole che agiscano come un soggetto disinteressato e non attivo verso la regola della democrazia compiuta. Si rileva come in tanti casi il mancato svolgimento di un’attività assuma un peso giuridico e non la sua doverosità. La logica ci porta a pensare che passino anni e non mesi prima che i cittadini siracusani, forse (ma negli ambienti giudiziari è dato per scontato il contrario), potranno ritornare alle urne per “mettere le cose a posto”, esercitando solo per dieci minuti il dettato Costituzionale di “Popolo Sovrano”.

Ma ora, in base ai controlli e le verifiche, che riguardano però solo il primo turno di elezioni, da parte della Prefettura di Siracusa, a seguito del ricorso presentato da Ezechia Paolo Reale candidato a sindaco arrivato secondo poi al ballottaggio contro Francesco Italia, a ben vedere e ben sentire, si tratta di fatti poco rilevanti dal punto di vista della regolarità della consultazione, quindi, non gravi da far ritornare alle urne i cittadini siracusani: distrazione ed errori nella compilazione dei verbali e le differenze sulle preferenze e altro ancora, ma sempre leggere discrepanze sul piano sostanziale, rimanendo solo un margine irrisorio di semplici compiti di verifica e nulla più; è stato chiarito che non c’è stato impegno e professionalità, alla fatta dei conti.

Sul fronte della Giustizia amministrativa a sua volta il Tar, nello specifico, ha sancito la presenza di tanti dubbi sulla regolarità del voto nel capoluogo siracusano. Come si ricorderà la prima sezione del Tar di Catania ha disposto l’accertamento su 74 delle 123 sezioni totali. Accogliendo, di fatto, tutte le verifiche spinti nel ricorso presentato da Reale, candidato sindaco e battuto in uno scenario carico di veleni e di misteri al ballottaggio dall’attuale primo cittadino, Francesco Italia, erede naturale dell’ex primo cittadino di Siracusa, Giancarlo Garozzo.

L’avvocato Reale ha chiesto l’annullamento delle operazioni per l’elezione del sindaco e del consiglio comunale e rispettive proclamazioni; dei verbali di proclamazione dei candidati al ballottaggio; dei verbali delle operazioni in 74 sezioni concernenti il primo turno; di tutti i verbali delle operazioni elettorali dell’Ufficio Centrale del primo e del secondo turno. Nelle 83 pagine del ricorso erano riportati i casi di sezioni con dati incompleti, dove non sarebbero stati riportati, il numero dei votanti, il numero delle schede autenticate, il numero delle schede autenticate e non utilizzate, la sommatoria tra votanti e schede autenticate e non utilizzate che dovrebbe portare il numero complessivo degli aventi diritto del voto nella sezione. Il riesame accolto dal Tar, rappresenta un caso raro, come dichiarò a caldo il difensore di Reale, l’avvocato messinese Antonio Catalioto. E raro rimarrà.

Concetto Alota

 

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