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Siracusa. La politica ha fallito: crisi, disoccupazione, disperazione, tubi in amianto e rete idrica colabrodo, spazzatura e loculi in “affitto”

Si disperde più della metà dell’acqua immessa nelle reti. Nella maggior parte dei casi, l’acqua fuoriesce dalle tubature e svanisce prima di arrivare a destinazione; ed è la Sicilia a detenere il primato dello spreco: la media del 52 per cento dell’acqua introdotta negli acquedotti. Il doppio di quanto se ne spreca in Piemonte – a quota 28,5 per cento – e addirittura il triplo della Lombardia, con il 18,3 per cento di perdite. L’acqua immessa nelle reti di distribuzione potabile non raggiunge gli utenti finali.

Era il novembre del 2015. In un articolo pubblicato da queste stesse colonne a firma del sottoscritto, si faceva notare che per un tantino d’acqua gettata nel terreno antistante alla presunta Tomba di Archimede le polemiche come un tam tam, erano state diffuse e gli aspetti amplificati.

Forzando la mano, il cronista scopre che il tubo dell’acquedotto comunale di Siracusa che si è rotto sotto i colpi dell’escavatore per i lavori della messa a dimora dei pali semaforici, era interrato ad appena settanta centimetri, contro le norme che vogliono la sicurezza più in profondità; ma non è finita. Si scopre che quella tubazione dove scorre l’acqua potabile che alimenta la zona della Borgata della città di Siracusa, è in Eternit (amianto), senza che mai nessun tecnico del Comune di Siracusa abbia segnalato il grave fatto; manca comunque in materia una normativa: l’amianto non si può inalare, ma si può bere. Si scopre ancora che buona parte la vecchia tubazione dell’acquedotto e fognaria della città di Siracusa e di tanti comuni della Sicilia è in amianto. Anche nella fogna semplicemente perché l’amianto nei vari passaggi può finire in mare e nella falda acquifera, oltre al fatto che in alcuni comuni, come ad Augusta, con c’è il depuratore. Un vecchio progetto degli Anni Ottanta doveva riammodernare tutta la rete fognaria e idrica del capoluogo siracusano con uno stanziamento della Cassa del Mezzogiorno di circa 400 miliardi delle vecchie lire, ma tutto fallì. I politicanti del tempo non trovarono la “quadra” necessaria per chiudere l’affare.

Scrive il cronista, caro il dirigente del comune che hai rimproverato a muso duro l’operatore perché ha “scialacquava” pubblicamente, cos’è più importante, mille litri di acqua sversati su un terreno davanti alla Zona Archeologica, o scoprire che l’acqua che usano molte famiglie siracusane da anni scorre in tubi di Eternit che causa la morte per la grave patologia chiamata asbestosi ai polmoni se inalato ma se è ingerito, provoca il cancro allo stomaco? La stessa cosa si può dire della condotta colabrodo sia idrica, sia fognaria, vecchia e obsoleta, con perdite che nel passato si attesta intorno al 40%, come denunciò l’onorevole Pippo Gianni anni or sono, comprese le tubazioni principali di amianto ancora in funzione dal Dopo Guerra nel silenzio e nella rassegnazione generale. Ma le spese che si aggravano a causa della perdita copiosa dell’acqua finiscono nelle bollette dei cittadini.

Si scopre che l’acqua che usano molte famiglie siracusane da anni scorre in tubi di Eternit, amianto, che può causare la morte per la grave patologia chiamata asbestosi ai polmoni se inalato e se è ingerito, provoca il cancro allo stomaco. La stessa cosa si può dire della condotta colabrodo sia idrica sia fognaria, vecchia e obsoleta, con perdite che nel passato si attestava intorno al 40%, come denunciò l’onorevole Pippo Gianni anni or sono, comprese le tubazioni principali di amianto ancora in funzione dal Dopo Guerra nel silenzio e nella rassegnazione generale.

Dal 1992 l’amianto è vietato in Italia; degli effetti dell’inalazione, soprattutto il mesotelioma, si è parlato molto. Poco o niente si dice invece della sua presenza nelle tubature che portano l’acqua nelle case. Che ce ne sia non c’è dubbio: 80mila chilometri di tubature lo contengono in tutta Italia. Che possa essere pericoloso, anche se ingerito, è un altro aspetto chiaro.

Dopo numerosissimi studi scientifici internazionali, anche la Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, ha concluso: “Inalazione e ingestione sono vie primarie di esposizione all’amianto”, diversamente dal contatto, considerato una strada secondaria. Le ricerche hanno rilevato che fibre di amianto sono state rintracciate nel fegato, assorbite dopo essere state ingerite tramite l’acqua attraverso tubature realizzate in cemento amianto. Ciò che invece non è chiaro, oggi, è la quantità di fibre pericolose per la salute delle persone.

Fu l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, a riaprire il caso amianto nell’acqua. L’Ona chiede che siano rimosse le tubature con amianto anche a Siracusa. Ezio Bonanni, definisce la vicenda “omicidio a norma di legge. Infatti, non c’è una norma specifica che vieta la presenza di amianto nell’acqua potabile, anche se dovrebbe essere chiaro che si dovrebbe evitare l’ingestione di cancerogeni, e dell’amianto in particolare. L’allarme scattò anche a Siracusa ed è dovuto al fatto che secondo alcune segnalazioni anche nella città di Archimede alcune delle tubature dell’acqua potabile sono in amianto. Naturalmente il condizionale è d’obbligo, scrive Bonanni, perché sono le autorità a dover verificare se la segnalazione giunta all’associazione sia corrispondente al vero”. Ma Srlive, come spiegato, confermò la presenza della tubazione in amianto nella città di Siracusa, proprio dopo l’articolo pubblicato nel novembre del 2015 e per l’ulteriore ricerca tra gli atti d’ufficio del Comune capoluogo e tra gli addetti ai lavori.

La dispersione delle reti idriche dell’Isola tende a crescere; negli ultimi dieci anni, passando dal 36 al 45%, un fenomeno più rilevato nella parte interna della Sicilia, dove il quadro percepito spesso è sconfortante.

Nella normativa di settore nazionale si chiarisce che gli investimenti infrastrutturali non sono a carico della parte pubblica, ma di quella privata. In molti casi, la bolletta per questa ragione viene così scorporata in due parti, una sul costo di gestione, e una su quello infrastrutturale.

“Però se così fosse – scrive ancora Bonanni – (così è n.d.r.) si aprirebbero nuovi scenari di rischio, in una città e in un territorio, come quello di Siracusa/Priolo Gargallo e Augusta, già martoriati per la presenza di un’alta incidenza di patologie da amianto e da altri cancerogeni, dovuti alla presenza del più grande polo petrolchimico europeo, di cui ancora oggi, non si conoscono gli effettivi rilievi e impatto sulla salute umana.  È necessario sostituire tutte le tubature che ancora sono in amianto ovvero in materiali contenenti amianto per evitare che ci sia ingestione di fibre capaci di causare l’insorgenza di mesoteliomi peritoneali e altre patologie. Non bisogna sottovalutare il rischio d’inquinamento da amianto proveniente dalle tubazioni per la distribuzione dell’acqua potabile. Se nelle tubature dell’acqua c’è amianto, le fibre possono essere ingerite, oppure anche inalate, perché si può determinare evaporazione dell’acqua e quindi aerodispersione delle fibre”.

“Non ci stancheremo – scrive ancora L’Ona – di segnalare e di agire a mezzo stampa e per le vie giudiziarie, affinché la legalità in Sicilia come nel resto d’Italia, torni a essere la norma e non la nobile eccezione”.

“Ma, un rapporto dello Iarc, agenzia di ricerca sul cancro dell’organismo Mondiale della Sanità, Oms, in un rapporto chiarisce poi che esistono prove sufficienti per la cancerogenicità di tutte le conformazioni di amianto per l’uomo. Provoca il mesotelioma, il cancro del polmone, della laringe, e dell’ovaio. Inoltre sono state osservate associazioni positive tra l’esposizione a tutte le strutture di amianto e cancro della faringe, allo stomaco, al colon-retto, anche negli animali per la cancerogenicità dell’amianto. Tutte le forme di amianto sono cancerogene per l’uomo. L’ingestione di amianto è considerata – conclude l’Ona – “esposizione primaria” al pari dell’inalazione”.

I tubi in cemento amianto degli acquedotti hanno superato i cinquant’anni da quando sono stati posati, alcuni di questi potrebbero seminare fibre nocive nell’acqua che ogni giorno esce dal rubinetto, per cuocere la pasta, lavare la verdura, preparare il caffè o per dissetarci. E per la cronaca, nel tumore del tubo digerente di chi ha scoperto fibre di amianto nell’acqua di casa, sono state rinvenute fibre di amianto, spiegano al Centro Tumori di Milano.

Ma è Pippo Gianni, componete del Comitato tecnico dell’Ona, a denunciare l’incapacità della Regione Siciliana e lo smembramento della sua Legge guida sull’amianto: “L’assemblea regionale – dice Gianni – ha cambiato la legge che io avevo fatto, basata sul cronoprogramma; era l’unica legge basata sulla sorveglianza sanitaria e fatta appunto con il metodo valido del cronoprogramma, con 21 milione di euro stanziati, che quando mi hanno cacciato hanno pure cancellato; hanno disatteso l’istituzione ad Augusta del Centro di Riferimento Regionale per l’Amianto. Hanno reso, di fatto, vuota una buona legge, frutto di anni di esperienza sul campo, confermando quel senso di ignoranza, malafede e arroganza di un manipolo di uomini eletti al potere incapace di governare.”

 

Il fallimento della politica siracusana

 Il territorio siracusano appare dimenticato dalla politica. E questo al semplice guardar. Ha fame di buona politica e non, invece di una classe dirigente che amministra, alla meno peggio, che non fa nulla per risollevare le sorti, che non riesce a dare nemmeno la speranza ad una popolazione di una città ormai abbandonata al destino dei vinti. Insistono tanti, troppi quartieri trascurati dalla mano pubblica. Quartieri, si fa per dire, come la Mazzarrona, il cosiddetto “Bronx”, fondati per diventare porzioni di città satellite, ma alla fine si sono rivelati luoghi di tristezza e imbarazzo al sol viverci. Sono, in effetti, un modello ghetto come Scampia a Napoli o lo Zen di Palermo, con forte emarginazione, disoccupazione, degrado, violenze silenziose e tanto altro ancora. Non si salva la Borgata, Santa Panagia, Villaggio Miano e il Centro Storico di Ortigia. Ancor più grave è la rassegnazione generale.

E cosa dire delle periferie in balia al degrado, come Fontane Bianche, Fanusa, Terrauzza, Plemmirio, Arenella, Cassibile e Belvedere lasciate al proprio destino, abbandonate. Strade scassate e spazzatura ovunque e rete idrica e fognaria colabrodo. Paghiamo la Tari tra le più alte d’Italia, mentre l’amministrazione comunale studia nel cercar di spillarci ancora quattrini che non abbiamo con il pagamento di una concessione assurda per i loculi. La gravità si registra per colpe diffuse dai nostri politici, tutti sordi, ciechi e muti, che non fanno nulla per la rinascita delle zone della città, per renderle più vivibili, più civile.

Insiste, di fatto, la solita questione del voto interessato in Consiglio comunale, come chi cambia bandiera secondo la convenienza della giornata, come il pane caldo. Intere famiglie tagliati fuori, non solo dalle decisioni ma dall’interesse collettivo, come se tutto fosse deciso nel vortice del menefreghismo; siamo stati catalogati cittadini di terza classe e senza speranza.

La buona politica a Siracusa è sparita; non emerge nulla di buono e tutto si nasconde, come se la città fosse tagliata fuori dal mondo intero. E questo vuol dire che i politicanti eletti non hanno una faccia, né occhi per guardare, o voce per spiegarci cosa succede. Non hanno più nulla di solidale pur dovendo occuparsi del destino di famiglie formate da uomini, donne, ragazzi e bambini: esseri umani. La politica è un servizio nobile e non un affaire personale.

Siracusa sul finire degli Anni Settanta e parte degli Ottanta, era una delle città con il reddito pro-capite più alto del Meridione d’Italia. Oggi è una città prossima ad avviare le procedure di fallimento. Senza servizi efficienti, senza un ospedale degno della civiltà moderna, sparita la Camera di Commercio svenduta ai furbi catanesi che ci hanno scippato anche l’Autorità portuale, senza una politica del turismo capace di far rinascere l’economia del settore, una zona industriale nell’anarchia totale in cui le lobby della chimica e della raffinazione fanno il bello e il cattivo tempo, con il connubio di sindaci accondiscendenti che fanno il gioco dell’oca. Lo sviluppo del turismo e della portualità rimane al palo. Non si riesce nemmeno a captare le risorse economiche messe a disposizione dall’Europa. La disoccupazione è ai massini livelli, mentre nei bilanci comunali i conti non “quadrano” quasi mai. Chi ci rimette sono i cittadini, costretti a vivere in una città in mano a una politica che agisce incurante dei bisogni elementari, semplici dei residenti, del Popolo Sovrano solo per dieci minuti: il tempo di votare.

Concetto Alota

 

 

 

 

 

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