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Siracusa. La ripresa criminale tra estorsioni, droga, Covid e il reddito di cittadinanza

L’opinione a cura di Concetto Alota –

La ripresa dell’attività criminale nella città di Siracusa, conferma che la malavita organizzata siracusana si è in parte riorganizzata in battitori liberi e senza l’organizzazione dei vecchi clan; almeno di primo acchito così sembrerebbe. In buona parte, si può definire un’attività “sommersa” o “invisibile”, non fosse altro perché non ci sono notizie certe su tutte le altre attività svolte dagli uomini dei vecchi clan che, forse, si sarebbero riorganizzati con nuove leve.

Sono venuti a mancare gli investigatori vecchia maniera. Quelli che avevano accesso ai segreti più reconditi attraverso una ragnatela di informatori. Oggi si affacciano nella scena criminale tanti aspiranti boss che studiano la storia della mafia, i comportamenti e il modus operanti, collaborati da manovali e gregari selezionati, con la ripresa forte delle estorsioni, il controllo del gioco d’azzardo, del traffico della droga in grande stile, del pizzo sulla prostituzioni e ai commercianti, oltre al controllo del territorio.

L’approccio tradizionale è identico a quello dei vecchi clan mafiosi, ma con l’avvento della società liquida, in cui gravita l’economia criminale sotto il controllo dei colletti bianchi, in realtà sta cambiando qualcosa. La qualità organizzativa è strutturata e ben organizzata; le tecnologie sono in uso continuo e diffuso. Videocamere e vedette, sistemi nuovi delle estorsioni, trasporto e spaccio della droga. Costretti forse all’azzeramento dell’attività malavitosa di tanti picciotti arrestati e condannati alla detenzione per traffico di droga ai quali bisogna mantenere le famiglie. Insiste poi la possibilità dell’effetto provocato dall’interruzione del reddito di cittadinanza per chi non aveva il diritto a percepirlo e si è trovato di colpo senza il sostentamento economico. Ed ecco che la disperazione diventa necessità per una ripresa delinquenziale. Tutta colpa del Covid. Infatti, molti negozianti e commercianti sono stati costretti a chiudere e non avere ora la disponibilità “dell’obolo” che prima della ripresa delle intimidazioni pagavano senza tanti problemi, pochi soldi, ma in tanti.

Il traffico di droga rappresenta l’affare del secolo per le organizzazioni mafiose ed è un fenomeno che agisce in grande profondità. La droga si nutre in gran parte della disperazione della gente così come il gioco d’azzardo, con la crudele conseguenza di lasciarne le vittime in stato di bisogno e incapaci di trovare una liberazione generale. Di contro oggi l’estorsione riprende la corsa, e poco importa chi la pratica, vecchi boss o giovani malavitosi. Rimane un mostro che stringe in una morsa la società libera e democratica. In tanti modi i malviventi scelgono di commettere l’estorsione per portare a termine i loro piani criminali, con l’espediente di garantire la protezione ai proprietari delle attività commerciali, costrette a sua volta a pagare il pizzo, con una corresponsione di denaro da effettuare con una certa cadenza, di solito mensile, per fare in modo che un esercizio possa “tranquillamente” continuare a svolgere il proprio lavoro.

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