AttualitàL'OpinionePolitica

Siracusa, l’amministrazione della città e i “dilettanti allo sbaraglio”

“Dilettanti allo sbaraglio”. Era questo il sottotitolo della “Corrida”, la prima trasmissione radiofonica e poi televisiva, che conduceva, il simpatico presentatore Corrado, che con un cinismo fintamente bonario, si prendeva gioco dei tanti aspiranti in cerca di dieci minuti di celebrità. E dilettanti allo sbaraglio sembra l’epigrafe più adatta per sintetizzare i risultati rovinosi dell’amministrazione comunale della città di Siracusa; orfana di una politica di alta levatura, per aggrapparsi a personaggi, onesti certamente, ma senza colpa, impreparati. Entrati in giunta solo per l’effetto del gioco delle parti e degli equilibri politici in consiglio comunale; e a ben sentire il programma del giro di valzer per tutti gli invitati alla festa è destinato a continuare fino alla fine della tornata elettorale; dilettanti allo sbaraglio, ma nello stesso tempo coraggiosi per accettare un incarico di grande responsabilità, come in premessa.

Il grande e buon Alessandro Manzoni scriveva i Promessi sposi per i suoi pochi lettori; ma ora i tanti siracusani vogliano comprendere quale logica e quali concetti sottostanti si nascondono al tentativo di un’analisi in una realtà complessa e difficile da discernere, che nemmeno il Partito di Garozzo, o forse è giusto dire l’ex, riesce a discernere, così come le tante filippiche che ogni tanto leggiamo sulla stampa amica di personaggi presuntuosi e fuori norma, obsoleti, che sognano il passato e pregano il sindaco di procurargli una sedia o anche un piccolo scranno nel palazzo del potere: ma il mercato in tal senso è saturo, e il risultato apprezza la calunnia, la cattiveria e la diffamazione vergognosamente.

La situazione politica attuale è frutto di un’incultura e pavidità avanzata, e purtroppo di tanta contaminazione indotta di molti addetti ai lavori, a cominciare dalla generazione che ha preceduto l’attuale. La mancanza di uno zoccolo duro e di una cultura politica da cui discende, non solo l’idea, visibilmente semplice che la politica si possa ridurre a onestà privata, ma anche quella che, oltre all’onestà, per governare ci voglia competenza tecnica e tanta esperienza.

Nel passato questa regola era attestata alla necessaria Gavetta; prima di fare l’assessore bisognava avere i numeri necessari, e non solamente entrare nel cerchio magico. Ma si può nella patria di Machiavelli arrivare ad affidare le sorti di una comunità nelle mani di tanti dilettanti della politica? La classe politica, è vero, si auto-seleziona nella lotta e la furbizia dell’interesse individuale, fare carriera, ma anche con la possibilità della buona politica descritta, che non c’è più. È questa la prima visione, cioè la chiarezza sugli obiettivi da raggiungere, e poi la necessaria e obbligata assunzione di responsabilità. Tutto questo è un errore politico autodistruttivo. I cittadini elettori sono disposti a perdonare anche la disonestà, ma non la menzogna. Caduti così in basso, non possiamo fare altro che risalire. Almeno così si spera.

Marco Giusti

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *