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Siracusa, nobile e orgogliosa è costretta alla decadenza al peggio del giorno prima

Non si può più pensare la nobile città di Siracusa come un’isola felice. Dalla buona politica, siamo passati al decadimento veloce dell’attuale classe politica che governa la città di Archimede. Una sterzata amara per opera della locale classe dirigente, molto debole sia in senso ideale sia dal punto di vista programmatico, che si dimostra debole anche nella mera capacità di resistere all’uso delle cariche pubbliche, con atti pochini e improvvisati e senza la necessaria scommessa culturale. In sintesi: abulica

Il territorio siracusano, un tempo nobile, ricco, potente, con una diffusa struggente bellezza naturale, carico di cultura, è diventato negli ultimi decenni un luogo d’afflizione, mentre dovrebbe essere un Eldorado, un Eden. Abbiamo un mare da sogno, il sole tutto l’anno, le campagne fertile per un’agricoltura di primo livello, al centro del Mediterraneo, siamo nella terra di Archimede, potremmo vivere agiatamente, da favola. Di contro ci aspetta un destino tragico e un futuro che rischia di essere la misura del peggio senza fine. La politica è stata sempre maligna con il popolo di questo territorio che allarga le braccia spesso alla rassegnazione, in una decadenza difficile da fermare, mentre la ricchezza è una chimera, inaccessibile e lo sfondo appare sempre peggio del giorno prima.

Finiti i tempi del traccheggio, dei connubi collettivi, della tangente istituzionale, quando la casta politica dei partiti dell’ammucchiata, solo qualche partito era escluso, si divideva ad ogni opera finanziata la tangente che andava dal 10% al 20% – non tutti per la verità, come qualcuno chiosa; e secondo un calcolo veloce con la media di circa 400 miliardi l’anno di finanziamenti pubblici, ecco chi si è arricchito alle spalle del popolo: stipendi da favola, tangente sicura, per finire con un vitalizio da nababbo. E se allora, prima di “Mani Pulite”, la tangente era divisa in proporzione al risultato elettorale, ora, secondo i dati della magistratura requirente, tutto avviene in maniera individuale, in cui i politici per la maggior parte dei casi sono esclusi, con l’appannaggio verso mediatori, facilitatori. Ma sempre di corruzione si tratta. Peggio ancora nel sottogoverno, in cui nelle fasi dei lavori e dei traccheggi sono nascoste dal muro di legalità formulato dalla presenza di società per azioni con la partecipazione privata. Uno strumento che ancora oggi è utilizzato, specie dai comuni attraverso le famose partecipate. La logica vuole che fatta la legge trovato l’inganno.

Con la zona industriale avevamo l’illusione di raggiungere l’Eldorado; invece il tutto si è trasformato in un deserto di lacrime, tumori, malattie, morte, sangue, dolore. Non esiste una metafora più esplicita per indicare l’inferno sulla terra; le promesse della politica che ogni giorno ci illude che non c’è, mentre è l’angoscia che regna, rispecchiando il simbolo della sopportazione.

Un’opportunità mancata, che come nella disfatta dei disastri senza la buona volontà; o come se la sfortuna ci segnala il pericolo e noi non lo evitiamo. Siamo portatori incoscienti di uno splendore del mondo, noi che siamo nati tra i grandi della terra, siamo finiti nella palude del destino dei vinti. Non si costruisce la strada, il porto, la caserma, la scuola, dove serve, ma dove si può palpare la vecchia signora tangente. Il futuro è buio, pieno di insidie. I giovani costretti a partire in terre lontane. Niente ci appartiene se non ci scrolliamo di dosso questi mostri sacri della politica corrotta. L’alba è diventata il tramonto.
Per Friedrich Nietzsche, “la vita non ha un senso dato da entità superiori: è caos e l’uomo deve riuscire da solo, con la volontà, a dare un suo senso personale a questo caos”.
Concetto Alota

 

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