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Siracusa, omicidio Giuseppe Romano, la Dda al Gup: processate Alessio Attanasio, ma lui querela tutti

Per la Procura distrettuale antimafia di Catania, il siracusano Alessio Attanasio è ritenuto uno dei due esecutori dell’omicidio di Giuseppe Romano, consumato la mattina del 17 marzo 2001 in via Elorina. Il pm della Dda di Catania Alessandro La Rosa avrà modo di chiedere al Gup del tribunale etneo Sebastiano Fabio Di Giacomo Barbagallo il rinvio a giudizio di colui che è indicato come l’esponente di spicco dell’omonimo clan. All’udienza preliminare, fissata per il 23 ottobre, Attanasio sarà assistito dagli avvocati Maria Teresa Pintus, del Foro di Sassari, e Sebastiano Troia. Le accuse contro l’imputato sono state mosse dai collaboratori di giustizia Salvatore Lombardo, Attilio Pandolfino, Dario Troni, Antonio Tarascio tutti appartenuti al clan “Bottaro-Attanasio”, e Giuseppe Curcio, leader del clan della Borgata. Oltre a puntare il dito contro Attanasio, i collaboratori di giustizia parlano di un clamoroso errore di persona in quanto non sarebbe dovuto essere Romano quel giorno l’obiettivo dei killer, che lo scambiarono per l’appaltatore edile e lo crivellarono di piombo. Infatti, come emerge dagli atti investigativi effettuati dalla Squadra Mobile, la vittima si trovava alla guida di una Fiat 126 e transitando per Via Elorina fu affiancata da una moto Enduro e fu crivellata di piombo senza avere alcuna possibilità di sfuggire alla morte. Sull’omicidio la Squadra Mobile della Questura di Siracusa avviava le indagini per scoprire gli autori e il movente ma senza successo. Poi, a seguito della stagione del pentitismo, il fascicolo sull’omicidio di Giuseppe Romano è stato tirato fuori dagli scaffali ed è finito al vaglio dei magistrati della Procura Distrettuale Antimafia di Catania poiché i collaboratori di giustizia Salvatore Lombardo, detto Pulisinu, Attilio Pandolfino, Dario Troni, Vincenzo Curcio e Antonio Tarascio hanno reso delle dichiarazioni sull’agguato mortale del 17 marzo 2017.

Ma Alessio Attanasio, non ci sta e in una lunga ed articolata memoria difensiva, acquisita nel fascicolo d’indagine, respinge tutte le accuse. Scrive: “E’ da precisare che il collaboratore di giustizia Rosario Piccione (ma la Dda di Catania ha deciso di non citare “il ragioniere” per una sua eventuale audizione, ma ha allegato al fascicolo le sue dichiarazioni) dice di avere saputo dall’Attanasio che lo stesso non ha commesso l’omicidio di Giuseppe Romano ed anzi ne è rimasto meravigliato, vedi verbali del 9 ottobre 2002 e 19 settembre 2003; allo stesso modo viene scagionato dai collaboranti Antonio Tarascio, detto Zuccaru, verbale del 21 giugno 2012, e Giuseppe Curcio, verbale del 25 luglio 2012. Quest’ultimo accusa dell’omicidio Salvatore Lombardo il quale aveva tentato di depistarlo indicandogli quale autore dell’omicidio il reggente del clan di Santa Panagia, il Lombardo messo alle strette durante un confronto con il Curcio ammise di averlo voluto depistare, verbale del 25 luglio 2012, e l’unico motivo plausibile è da ricercarsi nel fatto che egli stesso, il Lombardo, è l’autore dell’omicidio del Romano. Inoltre il Lombardo indica un movente diverso da quello riferito da Attilio Pandolfino che pur dice di essere la sua fonte (fonte sconosciuta); invero il Pandolfino dice di avere saputo da Elio Lavore che non risultando tra gli autori dell’omicidio, non si sa da chi l’abbia saputo. Il Pandolfino peraltro chiama a riscontro delle proprie affermazioni i collaboranti Giuseppe Curcio e Antonio Tarascio, che però lo smentiscono”.

Nell’esame autoptico emerge che i proiettili avevano “una direzione quasi perfettamente trasversale” e che il primo dei colpi esplosi “ha frantumato i cristalli dei due finestrini” della Fiat 126 sulla quale si trovava la vittima. Tutto ciò risulta documentato nelle foto dell’autopsia nonché nelle foto dei rilievi tecnici eseguiti dalla Questura di Siracusa il 17 marzo 2001. La Dda di Catania, potrebbe compiere un ulteriore accertamento in merito per avere la certezza che il Romano sia stato ucciso da sicari a bordo, non di una moto, ma di un’automobile. Invero se i colpi di pistola fossero stati esplosi da sicari a bordo di una moto Enduro, i proiettili avrebbero avuto una traiettoria dall’alto verso il basso. In proposito si allega il certificato medico di ingresso in Istituto penitenziario del 13 aprile 2001, a distanza di meno di un mese dall’omicidio, in cui risulta il peso dell’Attanasio pari a 65 Kg, poi stranamente corretto a penna a 75 Kg). Con un peso piuma del genere la moto tipo Enduro non si abbassa nemmeno di un centimetro.
Intanto, Alessio Attanasio ha querelato tutti i collaboratori di giustizia coinvolti in questa vicenda per calunnia.

Concetto Alota

 

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