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Siracusa, rinviati a giudizio dal Gip un dirigente e due funzionari del comune

Un dirigenti e due funzionari del comune di Siracusa sono stati rinviati a giudizio. Il giudice delle indagini preliminari, Andrea Migneco, accogliendo la richiesta avanzata dal pubblico ministero Tommaso Pagano, ha disposto il giudizio per Rosario Pisana di 59 anni di Noto, assistito dall’avvocato Francesco Favi, la siracusana Rita De Caro di 68 anni di e Graziella Zagarella, di 51 anni, originaria di Catania ma residente a Siracusa, entrambi difesi dall’avvocato Chiara Simonelli.

Per il Pm devono rispondere a vario titolo dei reati di falsità ideologica in concorso e abuso d’ufficio in concorso. La Procura di Siracusa sostiene nell’accusa contro Pisana, già dirigente del settimo settore “Politiche sociali”, che su proposta di Zagarella, responsabile dello stesso servizio, e di De Caro, funzionario amministrativo, avrebbe adottato la determina dirigenziale n. 974 del 24 dicembre 2013 con cui veniva impegnata la somma di 51 mila 815 euro per lo svolgimento di attività di supporto a un progetto di natura sociale. In buona sostanza avrebbero istruito il cosiddetto “Progetto obiettivo”, legato alla gestione economica di progetti “extra fondi comunali”, che i tre funzionari avrebbero imputato nel capitolo di bilancio 2013, denominato «Spese per interventi e servizi a favore dell’infanzia, adolescenza e responsabilità familiare».
L’ufficio del pubblico ministero sostiene che, in tempi diversi, il dirigente comunale Pisana avrebbe emesso sette determine di liquidazione per prestazioni di lavoro straordinario tra il 5 marzo  e il 2 ottobre 2014 a favore di De Caro e di altri 22 dipendenti comunali, tutti impiegati nel settore “Politiche sociali” e di altri due impiegati nel settore “Servizi finanziari”. Secondo la Procura di Siracusa, le determine incriminate conterrebbero «false attestazioni che il personale impegnato avesse effettivamente svolto, in orario extra servizio, attività lavorativa a favore del progetto obiettivo».
Il fascicolo del processo, che approda adesso davanti al tribunale penale del capoluogo, scaturisce da un’indagine che contemplava l’acquisizione di atti e documenti, poi posti al vaglio di una consulenza tecnica. Il fascicolo processuale era uno dei due per i quali la Procura generale di Catania aveva chiesto l’avocazione, disponendo l’applicazione del sostituto procuratore Tommaso Pagano nell’accusa.

C.A.

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