Siracusa, tre giovani indagati per la morte di Pippo Scarso e uno spiraglio nelle indagini
Dopo una lunga e atroce agonia durata due mesi e mezzo è morto nell’ospedale Cannizzaro di Catania, Giuseppe Scarso, 80 anni, il pensionato aggredito nella sua abitazione a Siracusa l’1 ottobre scorso. Fu percosso e poi dato alle fiamme da un gruppo di giovani balordi. La procura della Repubblica di Siracusa ha iscritto nel registro degli indagati tre persone. Il reato ipotizzato, dal procuratore Francesco Paolo Giordano, che inizialmente era di lesioni gravissime, è stato adesso trasformato in quello più grave di omicidio volontario aggravato. Scarso è morto dopo due tentativi di bruciarlo vivo andati a vuoto nel giro di 48 ore. Il terzo invece gli è stato fatale.
L’incursione eseguita dai teppisti iniziarono il 28 settembre scorso quando qualcuno riuscì ad aprire la porta dell’abitazione, a pianterreno in via Servi di Maria, dell’uomo, che viveva con una pensione di invalidità, cospargendolo di liquido infiammabile e dando fuoco al pavimento della stanza. Ma quella volta Scarso riuscì a spegnere le fiamme. Il giorno successivo l’uomo, insieme al fratello, denunciò l’aggressione ai carabinieri. Ma 24 ore dopo, poco prima della mezzanotte, tre persone incappucciate entrarono nuovamente nell’appartamento e gettarono liquido infiammabile sul petto e sull’orecchio dell’anziano, che anche questa seconda volta riuscì ad evitare il peggio e se la cavò con lievi ustioni. Le oppressioni però continuarono. E il primo ottobre andò in scena l’ultimo gesto dell’assurda tragedia. Gli autori del gesto usarono l’alcol contenuto in una bottiglietta per lanciarglielo sul viso, sulla testa e sulla spalla. Don Pippo, com’era chiamato nel quartiere, chiese aiuto a un vicino, che avvertì il 118 e la polizia. Fu così trasportato in ospedale. Poi il ricovero e ora la sua morte. Sul fronte delle indagini gli investigatori continuano senza sosta alla ricerca degli esecutori del grave gesto e dei possibili complici. Una delle tante piste delle tracce degli assassini porterebbe dritto nell’isola di Ortigia. Un cauto ottimismo non esclude la conclusione delle indagini a breve.
C.A.



