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Sparatoria di Noto, i Fiaschè: “Non abbiamo impugnato armi”

“Non abbiamo sparato un solo colpo ma siamo stati vittima di un’aggressione a mano armata”. Hanno rigettato ogni addebito Giuseppe Corrado Fiaschè di 53 anni, rimasto ferito nella sparatoria avvenuta nel pomeriggio del 29 settembre in via Rosselli a Noto, la moglie Concetta Rasizzi di 51 anni, e il figlio Francesco Fiaschè di 28. I tre convinti, difesi dall’avvocato Aldo Ganci, si sono collegati in remoto con l’aula del giudice per le indagini preliminari, Andrea Migneco, per sottoporsi all’udienza di convalida e all’interrogatorio di garanzia.

I tre devono rispondere di tentato omicidio pluriaggravato, ricettazione e porto abusivo di armi da fuoco in concorso. La posizione più delicata è quella di Francesco Fiaschè, che deteneva due pistole. L’indagato ha protestato la propria innocenza, sostenendo di non avere sparato in quella circostanza. Ha detto di essersi recato a casa della sorella, che vive nel luogo in cui è avvenuta la sparatoria per sincerarsi delle su condizioni, visto che vive da sola in casa con quattro figli, mentre il marito si trova detenuto in carcere. Fiaschè ha riferito al giudice di avere notato del trambusto e di essere accorso incontro al padre, che in auto era stato attinto dai colpi di arma da fuoco. Ha detto anche di fare il rigattiere e di avere trovato le due armi in campagna ma di non averle affatto utilizzate.

Giuseppe Corrado Fiaschè ha riferito di non ricordare nulla dell’agguato e di non avere visto chi materialmente gli abbia sparato la sequenza di colpi mentre si si trovava in auto. Subito dopo l’agguato, rimasto ferito alla nuca, è stato soccorso dal figlio che lo ha trasportato in ospedale per sottoporsi alle cure dei sanitari. Anche la moglie del ferito, Concetta Rasizzi ha escluso di avere affrontato il gruppo degli Scafidi con armi. Ha detto di avere visto un individuo avvicinarsi all’auto e poi il vetro che andava in frantumi e i proiettili che piovevano dentro. Si è rannicchiata nel sedile lato passeggero per evitare di essere attinta dai colpi.

All’udienza di ieri pomeriggio sono stati sottoposti ad interrogatorio di garanzia anche gli altri indagati coinvolti nella sparatoria di Noto, Paolo Scafiri di 57 anni, il figlio Umberto di 36 anni, e Paolo Scafidi di 33, genero di Umberto. Il gip Migneco si è riservato sulla convalida del fermo e sulla richiesta di confermare la misura cautelare in carcere, avanzata dal pm Salvatore Grillo, nei confronti di tutte le persone coinvolte nella vicenda.

Francesco Nania

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