Spiaggia Galera, Morreale: “Una colata di cemento impunita”
Penisola della Maddalena, in via del Faro Massolivieri, sul lato sud del Porto grande di Siracusa. La piccola spiaggia la Galera dove, a meno di 200 metri dalla costa, si alza di appena due metri lo scoglio omonimo in cui Paolo Orsi trovò “una tomba sicula a pozzetto e camera circolare scoperchiata, un pozzo sezionato, una rozza escavazione circolare, profonda poco più di un metro, come fosse una fondazione, e tracce di cave di pietra”.
A partire dagli anni 70 del secolo scorso, questa lingua di terra è stata fagocitata dal cemento: ville, seconde case, scalini, tunnel, rimesse per barche, piscine e quant’altro. “In alcuni casi – spiega Fabio Morreale, presidente di Natura Sicula – le proprietà adiacenti alla spiaggia hanno alzato muri di 3 metri fino alla battigia, lasciando solo un camminamento in cemento di 70 centimetri. C’è anche chi, per andare al mare senza uscire dalla proprietà, ha fatto costruire scalini. Qualcuno ha trovato complicato dover camminare a piedi scalzi sugli scogli, quindi li ha rivestiti di cemento. E siccome con la natura non si scherza, il conto da pagare è arrivato alla cittadinanza in senso lato, ma anche ai “privilegiati” in senso specifico. Sulla penisoletta che delimita a est la spiaggia era stata costruita una piscina il cui destino era già scritto nei continui casi di frane e smottamenti che si registrano nell’area. La penisoletta è crollata e con essa la piscina che la sovrastava”.
“Punire il reato di abusivismo edilizio – dice Morreale – è un passo indispensabile per evitare nuove colate di cemento fuori controllo, per evitare di vedere deturpato il bene comune. Considerato che Siracusa non è Licata, non ci facciamo illusioni: le costruzioni abusive non sono state mai e mai verranno abbattute”.