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Sull’idolo “Facebook” pubblicato il listino di proscrizione dei giornalisti “ribelli”

Peccato che siamo in pochi. Nessuna pietà per i giornalisti indicati nella lista di proscrizione pubblicata sull’idolo cooperativo-collettivo chiamato “Facebook”, con la partecipazione dei “mi piace fans falsi, gentili e cortesi”, per fortuna limitati alle sollazzate invidie momentanee dei ricoverati di cultura veleno-muricata, ma con qualche pseudo intellettuale rimasto senza inchiostro, esule da battaglie per il posto di lavoro governativo di memoria “post-bellico comunista”, altrimenti, al contrario, ci sarebbe davvero da preoccuparsi, vista la pericolosità sociale. Poveri diavoli.

E pensare che Umberto Eco avvertì tali signori prima di morire di cambiare il nastro nel registratore inserito nel cervello degli imbecilli che si ostinano a “condividere” e ripetere “mi piace” dalla mattina alla sera, così come nelle notti insonni per i problemi con le mogli e i mariti, senza mai pensare e scrivere qualcosa di utile per la società in crisi di valori. Il silenzio è d’oro, il male è a pagamento, mentre il bene è gratis. Ma allora a cosa serve Facebook, oltre che a offendere e criticare il prossimo? Già, non avendo il coraggio di affrontare il segno invidioso, l’occasione nel segreto del mauser diventa comodo. Contenti….

Guarda chi siamo e dove abitiamo. Il riferimento non è ad alcun idolo, o fantastico pensatore, a filosofi o condottieri illustri della Storia, ma a chi grida più forte tra il provvisorio gruppo selvaggio di plebiscitaria speranza. Ti alzi la mattina e ti ritrovi sulla lista dei cattivi, degli indesiderati da sopprimere perché scrivi semplicemente la cronaca dei fatti, la verità, o riporti i nomi degli innominabili che fanno la morale sulla libertà di stampa, ma poi scopri che sono quelli con la volpe sotto l’ascella e con la scabbia nel cuore. Poveretti, senza un pizzico d’orgoglio, preda della follia e del fallimento che sopprime le volontà della mente che si rovina e si corrode con l’invidia mattutina, con la malattia del protagonismo mancato della giornata fallita, e così tutti i santi giorni, Pasqua compresa. E ti va storta la giornata. Non perché tu sia d’accordo con il gruppo d’assalto che sta prendendo una piega infelice. Idrofoba, dannosa ingiusta, soprattutto nei confronti dei giornalisti che non si vogliono assoggettare a pubblicare le notizie false e tendenziose messe in rete o le “bufalate” in conferenze stampa parallele con le istituzioni scavalcate a destra e a sinistra per tentare condizionare e/o minacciare di aprire dossier o “inchieste private” a chicchessia, magistrati, carabinieri e poliziotti compresi.

C’è un limite a tutto, anche alla buona educazione. Alla dignità. Al rispetto della verità. Sarebbe ora di dire basta ai ragazzini arroganti e narcisisti che s’innervosiscono se un giorno non trovano il proprio nome stampato sul giornale o non sentono il proprio cognome alla Tv e che vogliono giocare a fare la guerra. Basta già Trump per adesso.

È vero, danno fastidio anche a noi quei giornalisti che eseguono gli ordini dei padroni-politici o quelli che fanno i protettori dei posti di lavoro anche se precari. Dispiace. Ma non si può fare di tutta l’erba, un fascio. Ognuno ha il proprio personale pedigree da nascondere o da mostrare. Ma siete perdonati. È Pasqua. Auguri!

Concetto Alota

 

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