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Trivellazioni, il vice presidente Anci convocato in commissione Ambiente

«Nell’ultimo incontro a Noto del Coordinamento dei Sindaci promosso da AnciSicilia, assieme a Greenpeace, Legambiente e Wwf, per fermare le trivellazioni petrolifere nel mare siciliano, previste dal decreto legge “Sblocca Italia”, in questi giorni diventato legge, avevamo preso l’impegno di chiedere l’incontro al Governatore Crocetta e alla IV Commissione Ambiente dell’Assemblea Regionale Siciliana, che ha risposto alla richiesta, convocandomi in audizione per Mercoledì 12 Novembre alle ore 10, per proporre loro di impugnare davanti alla Corte Costituzionale il provvedimento». Questo l’annuncio fatto dal Vice Presidente di AnciSicilia, a qualche giorno dall’incontro svoltosi lo scorso lunedì a Noto del Coordinamento dei Sindaci siciliani, promosso dall’Associazione dei Comuni, assieme alle Associazioni ambientaliste e tante altre realtà locali, dove era stato assunto l’impegno di chiedere incontri con il governatore Crocetta e con il Parlamento siciliano, per sollecitare l’impugnativa dell’articolo 38 dello Sblocca Italia, in quanto incostituzionale, non avendo consultato il territorio sul futuro del proprio sviluppo.

«Di certo non andremo con il cappello in mano come ama dichiarare sempre il Presidente del Consiglio Renzi parlando d’Europa – continua il Vice Presidente di AnciSicilia – ma per chiedere con forza al Parlamento regionale e al Presidente della Regione di impugnare per incostituzionalità l’art. 38 della legge Sbocca Italia voluta da Renzi e votata dal Parlamento. La Costituzione, così come lo Statuto e l’autonomia della Regione Sicilia, garantiscono la concertazione e il confronto con il territorio per stabilire quale deve essere il suo futuro. E allora, mercoledì dirò alla IV Commissione Ambiente, per farsene portavoce con Crocetta, che una volta per tutte la politica siciliana deve decidere se lavorare con i Comuni, per dare uno sviluppo sostenibile al territorio siciliano, valorizzandone le risorse ambientali, paesaggistiche, archeologiche, storiche, enogastronomiche. Oppure, al contrario, continuare a distruggere e violare questa terra schiavizzandola alle perforazioni petrolifere e all’inquinamento, svendendola per trasformarla, nel contempo, in una piattaforma militare americana con l’installazione del Muos, anziché in un modello di sviluppo nuovo nel Mediterraneo. O una o l’altra cosa, non si può continuare a prendere in giro i siciliani. E allora – conclude il Vice Presidente Amenta – bisogna subito ricorrere contro l’articolo 38, considerando che è già stata data l’autorizzazione da parte del Ministero dell’Ambiente all’Eni per le perforazioni lungo la costa tra Ragusa e Gela, e altri 13 progetti sono pendenti sul Canale di Sicilia».

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