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Volontari all’opera per bonificare la grotta Monello

La “Grotta Monello” è ritornata al suo antico splendore. Grazie alla manifestazione “Puliamo il buio” organizzata e realizzata sabato scorso dal Cutgana dell’Università degli Studi di Catania – centro di ricerca diretto da Giovanni Signorello ed ente gestore della riserva naturale integrale istituita dalla Regione Siciliana nel 1998 – sono state cancellate le scritte in vernice ed in nerofumo presenti e rimosso totalmente l’impianto elettrico costituito da corpi illuminanti, cassettine di derivazione e tubi e fili non interrati.

A collaborare all’iniziativa – promossa su scala nazionale da Legambiente e dalla Società Speleologica Italiana – i volontari del Gruppo speleologico Cai di Catania e dell’Associazione EtnaViva di Catania insieme con Giovanni Grimaldi, geologo funzionario del Libero Consorzio Comunale di Siracusa.

“La grotta, scoperta casualmente nel 1948, è stata vandalizzata nei decenni successivi ed è stata oggetto, negli anni ‘80, di un pesante intervento finalizzato alla fruizione per il grande pubblico – ha spiegato il direttore della riserva naturale “Grotta Monello” gestita dal Cutgana, Salvatore Costanzo, coadiuvato nell’iniziativa dal personale del centro universitario presente (Elena Amore, Sergio Aleo e Fabio Branca) –. Ancora oggi la grotta presentava numerosi segni del suo passato quali scritte e disegni sulle pareti, tra cui una cospicua serie di frecce, e i resti di un impianto elettrico non alimentato, dismesso e non più in grado di funzionare. In particolare, i corpi illuminanti metallici presenti nella grotta si presentavano in uno stato di alterazione tale da costituire una costante fonte di inquinamento per l’ipogeo e di pericolo per i fruitori. Le operazioni di bonifica sono state effettuate dall’ente gestore in collaborazione con i gruppi speleologici e le associazioni di volontariato che hanno contribuito alla bonifica della grotta con la rimozione di 20 sacchi di cavi, corpi illuminanti e scatole di derivazione ed al tempo stesso consentire una più ampia partecipazione nella gestione del bene tutelato. Le associazioni, inoltre, hanno ipotizzato una serie di attività di ricerca finalizzate alla verifica di eventuali prosecuzioni della cavità”.

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