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Wojtyla, l’uomo della speranza fondata in Cristo

* a cura di Giovanni Intravaia

Giovanni Paolo II ci ha insegnato a fidarci di Dio

Monsignor Mieczysław Mokrzycki, arcivescovo di Leopoli in Ucraina, per nove anni secondo segretario personale di San Giovanni Paolo II, ricorda la grande umanità e capacità di ascolto del Papa polacco di cui il 18 maggio ricorre il centenario della nascita

“Alla fine di ogni giornata, Giovanni Paolo II, terminate le preghiere, si avvicinava alla finestra della sua stanza e impartiva la benedizione   a Roma, alla Chiesa e a tutto il mondo “. È uno dei ricordi personali del pontificato di Karol Wojtyla che porta con sé monsignor Mieczysław Mokrzycki, oggi arcivescovo di Leopoli in Ucraina ma dal 1996 al 2005 secondo segretario personale di San Giovanni Paolo II. Il presule, che tutti ricordano in Vaticano come don Mietek, ha sempre parlato del Papa polacco come di un uomo che aveva una grande fiducia in Dio e per questo amava affidargli nella preghiera la Chiesa e tutta l’umanità.   L’arcivescovo Mokrzycki così ricorda  Papa Wojtyla   in occasione del centenario della sua nascita .

“Giovanni Paolo II ci ha insegnato soprattutto ad avere fiducia nel Signore. Subito, all’inizio del suo pontificato, ci ha invitato ad aprire le porte a Cristo, perché con il Suo aiuto possiamo creare un mondo di pace, generare il bene e far progredire tutta l’umanità. Lui stesso, nel corso della vita, ha dato una grandissima prova di umanità. Era sempre molto umano, generoso, disponibile. Nonostante fosse a capo di tutta la Chiesa e dello Stato della Città del Vaticano era sempre molto aperto, naturale nei suoi atteggiamenti. Aveva sempre tempo per gli altri, sapeva ascoltare il prossimo. Non dava mai l’impressione agli altri che avesse delle faccende più importanti da sbrigare. Soprattutto ci ha insegnato che con la preghiera dobbiamo e possiamo risolvere tutti i problemi della vita e del mondo .

“Papa Francesco ha ricordato di recente “la grande passione per l’umano” di Papa Wojtyla, “la sua apertura, la sua ricerca del dialogo con tutti. 

“Giovanni Paolo II nella sua vita è stato provato da tanti avvenimenti. Ha sperimentato grandi gioie, ma anche momenti di profonda tristezza e di dolore. È nato poco dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, ha attraversato e vissuto anche la Seconda Guerra mondiale. Poi, ha trascorso moltissimi anni sotto il regime comunista. Tutto ciò gli aveva insegnato quanto sia importante in questo mondo ottenere la pace, godere dei diritti umani e delle libertà, Per questi valori ha combattuto tanto e ha pregato. Per questo ha dialogato con i Capi di Stato, con i Leader delle religioni mondiali, ha viaggiato per tutto il globo predicando la fraternità”.

Il Santo Padre Francesco, come sacerdote, come vescovo,  come cardinale, per molti anni ha potuto seguire la vita di Giovanni Paolo II e infatti   oggi anche lui si muova sulle sue orme. Pensiamo ai tanti viaggi internazionali di Francesco, ai suoi incontri con i giovani, alla cura e all’attenzione che dimostra per i malati, i poveri, per i carcerati. Sono tutti atteggiamenti che erano anche tipici di Giovanni Paolo II. Noi siamo molto contenti che Francesco porti avanti la sua missione di Pastore della Chiesa universale come faceva il suo predecessore.

“Giovanni Paolo II ha dimostrato una grande forza. Nonostante nell’ultimo periodo avesse difficoltà a parlare, a muoversi e soffrisse molto, ci ha mostrato che non dobbiamo mai scoraggiarci. Ci ha insegnato che ogni momento, ogni stato della nostra vita, è importante e che possiamo sempre fare molte cose e che siamo utili, necessari per questo mondo. Per questo, fino all’ultimo, ha continuato a svolgere il suo ruolo, a pregare per l’umanità. Quando poi ci ha lasciato, ho potuto vedere come muore una persona che ha una grande fede, una grande fiducia e un contatto speciale con Dio. Perché quando è tornato alla Casa del Padre, lo ha fatto serenamente, quasi addormentandosi, dimostrando a tutti noi che fino all’ultimo lo abbiamo custodito e servito una grande pace e tranquillità nel cuore “.

Da Giovanni Paolo II   un tesoro di spiritualità per la Chiesa

Il motto più celebre di Giovanni Paolo II è “non abbiate paura”. Attuale più che mai oggi, di fronte    all’umanità così spaventata dalla pandemia di coronavirus.

“ Papa Wojtyla, durante il suo pontificato, ha attraversato diversi momenti difficili: disastri, guerre, attentati e malattie. Eppure non si è mai scoraggiato e in questi frangenti ci insegnava che dobbiamo rivolgerci a Dio, a Gesù Cristo che è il solo che può fermare le tempeste e guarirci. Ma ci ha mostrato anche che dobbiamo rivolgerci alla Madre di Dio, che può intercedere per noi, aiutarci. Dopo la tempesta, infatti, viene sempre il sole. Ma dobbiamo imparare ad attraversarla per ottenere la vera pace e la vera gioia nella nostra vita “.

Karol Wojtyla è stato uno dei pontefici più importanti della storia. Amatissimo dai fedeli di tutto il mondo, ha saputo toccare i cuori del mondo intero, diventando davvero il simbolo positivo della Chiesa nel mondo. Si spegneva il 2 aprile del 2005, commuovendo non solo la comunità cristiana, ma il mondo intero. Vogliamo ricordarlo attraverso le sue parole, forti, dirette, ricche di spessore umano e profondità, proprio come colui che le ha pronunciate: Innegabile è il valore dei mass media. Ben usati, essi possono rendere un servizio inestimabile alla cultura, alla libertà ed alla solidarietà – diceva  Wojtyla. Un papa che tanto ha fatto per la comunicazione e per la pace, che per primo ha interpretato il suo ruolo con una tenerezza, una grande forza interiore e con un’umanità capace di fargli raggiungere davvero i nostri cuori, facendolo sentire vicino alla gente come nessuno mai prima di lui era riuscito a fare.

Sono innumerevoli le frasi che hanno reso celebri il Santo papa ma, tra le tante, vogliamo ricordarne una particolarmente significativa per la situazione di emergenza sanitaria in cui ci troviamo:Non c’è speranza senza paura, e paura senza speranza.G

*Presidente “ Osservatorio Cattolico pro Iure et Iustitia

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