Primo Piano

Noto, al reparto Covid19 dell’Ospedale Trigona sono stati donati due respiratori

Spesso ci chiediamo cosa ne sarebbe stato della nostra martoriata e bistrattata Italia se non ci fossero stati uomini e donne devoti al proprio lavoro, al di là di ogni ragionevole perplessità sui rischi da affrontare quotidianamente; l’emergenza è tutt’altro che alla spalle e non sappiamo nemmeno datare quando ne usciremo definitivamente fuori. La riflessione, però, si impone dal momento che una buona notizia apre squarci di speranza ( e nella Settimana Santa, n.d.r.) proprio nella nostra città dove è attivo il reparto Covid19 all’ospedale Trigona. Per settimane, nonostante le rassicuranti dichiarazioni da Roma, da più parti dello Stivale alto è stato il grido d’allarme per l’assoluta impreparazione nel personale, in senso numerico, e nelle strumentazioni, sempre in senso numerico, ad affrontare l’emergenza; il crescere inevitabile dei ricoverati, la necessità di curare e guarire quante più persone possibili. E per farlo, come noto, occorrono non solo cure tampone, in attesa di un unico protocollo e di un vaccino, ma soprattutto strumenti, dispositivi, macchinari; ed ecco la seconda parte della nostra riflessione dedicata ad uomini e donne di buona volontà, persone che non subiscono il corso degli eventi ma intervengono in maniera fattiva per tentare di cambiarli. Ci riferiamo a tutti coloro i quali, ognuno con le proprie possibilità, hanno contribuito all’acquisto di ben due respiratori consegnati giovedì scorso da Andrea Insenga Azzaro nelle mani dei medici ed infermieri del Covid19 al Trigona di Noto.  ” È stato un onore collaborare alla raccolta fondi lanciata da più parti per acquistare materiale necessario alla lotta di questo virus. La città di Noto si è dimostrata all’altezza della sua illustre storia, ma soprattutto ha dimostrato, ancora una volta, di essere profondamente legata al suo ospedale. Spero che il post emergenza possa aprire una nuova fase di rilancio della sanità pubblica locale, questa volta consapevole dell’utilità e dell’importanza strategica di strutture ospedaliere pubbliche come il Trigona di Noto.” Ed è stato personalmente Insenga Azzaro a portare il prezioso “carico” ai sanitari del reparto Covid19. “I medici e gli infermieri sono stati particolarmente colpito dal mio arrivo. Abbiamo rappresentato loro la nostra vicinanza e il riconoscimento di tutta quanta la nostra città”. Com’è nata questa idea? “L’idea è nata contemporaneamente da punti di partenza differenti, ma alla fine si è pensato di unire le forze per ottenere un migliore risultato comune”. I due respiratori, appunto, strumenti che il sistema sanitario nazionale, una volta vanto della nostra Nazione, non era stato in grado di fornire al reparto, oggi sicuramente con una marcia in più nell’assistenza dei pazienti. Catalizzatore della raccolta e, dunque, capace di poter fare quest’importanti acquisti è stato Samuele Mazza, interior designer siciliano di fama internazionale, trapiantato a Milano e tornato nella Trinacria scegliendo come suo domicilio proprio Noto. ” Per me non è inusuale impegnarmi e convogliare forze e proventi per fare del bene. Nella mia vita ho scritto 33 libri e i guadagni sono sempre e tutti andati in progetti di solidarietà – ci dice Samuele Mazza, raggiunto telefonicamente-, ogni giorno mi occupo dei randagi, verso cui ho una particolare attenzione”. Il progetto per il Trigona ha, però, radici antiche. “Ho sempre seguito con particolare interesse la storia e gli ultimi fatti che hanno riguardato l’ospedale di Noto; ma l’attuale situazione legata alla pandemia mi ha dato la spinta per fare qualcosa di concreto. Una settimana ed avevamo raccolto 8 mila euro, poi un rallentamento per stabilire, insieme con la dottoressa responsabile del Reparto, che conoscevo già, cosa fosse veramente necessario per il Covid19 di Noto; l’acquisto dei respiratori, il loro arrivo in città e la consegna”. Non nasconde la contentezza per l’obiettivo raggiunto, non un traguardo, però, perché si dice anche pronto ad altri interventi qualora ce ne fossero bisogno. Creativo ed impegnato, attento e sensibile, un esempio per ciò che si sa delle sue azioni per gli altri, ed anche per quelle cose che restano nel silenzio. Ed a proposito del silenzio, a chi, nell’estremo tentativo di voler forzatamente esprimere qualcosa di intelligente (ma ahinoi non a tutti riesce, n.d.r.) e di politicamente corretto, dichiara biasimo e addirittura condanna questi atti perché ostentazione di solidarietà, rispondiamo che invece gli esempi, quelli belli, vanno divulgati e devono avere nome e cognome. Per due semplici motivi. il primo è di chiarezza e trasparenza nei confronti di chi ha materialmente messo i propri soldi, il secondo è l’emulazione. Dite che non sono buone ragioni?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *