Politica

Noto, incontro sul Referendum in programma il 4 dicembre al centro delle relazioni le ragioni del “Si”

L’area Dem del PD di Noto ha promosso ieri pomeriggio in Sala Gagliardi di Palazzo Trigona una conferenza sul prossimo Referendum promuovendo riflessioni sulle ragioni del “Si”. A fare gli onori di casa Paola Terranova, consigliere comunale di Noto, che dopo un’interessante introduzione sui temi fondamentali di questo consultazione ha dato la parola agli ospiti e per ognuno di loro ha focalizzato degli aspetti legati, soprattutto, ai ruoli che ricoprono. Il primo intervento è stato quello della Parlamentare PD, componente anche della Commissione Giustizia, On. Sofia Amoddio. “E’ senza dubbio un tema ostico perché della Costituzione non si parla tutti i giorni, e quindi è anche molto facile creare confusione e indurre in errore. Dobbiamo dire addio al bicameralismo paritario per un’Italia più semplice: oggi per emanare una legge ci vogliono in media 550 giorni. Votare Si al referendum significa che le leggi saranno promulgate dalla Camera dei Deputati, e il Senato, organo rappresentativo di regioni e comuni, potrà intervenire in tempi ristretti. Così si abbassano davvero i costi della politica: nel numero dei componenti del Senato e nella celerità del processo legislativo. Inoltre a quanti dicono che votare Si al referendum significa cambiare ed aumentare i poteri del Governo, io ribatto che dicono il falso.

Il Presidente del Consiglio non è mai stato eletto dal popolo, ed inoltre questa riforma aumenta davvero il potere del popolo perché a differenza di quanto avviene oggi, che una proposta di legge giace per tempi lunghissimi senza certezza di essere mai calendarizzata nei lavori della Camera, con 150 mila firme si avrà la sicurezza che verrà discussa in Parlamento”. Dal Parlamento nazionale a quello regionale con l’intervento della deputata all’ARS Marika Cirone Di Marco: “Proprio la definizione di Senato delle Autonomie ci aiuta a comprendere la nuova mission di quest’organo, ovvero il luogo ideale per la rappresentatività. L’ abolizione del titolo V della Costituzione è diventato un tormentone ma voglio solo porvi una riflessione sugli innumerevoli ricorsi legati proprio alla confusione, soprattutto dal 2001 ad oggi, sulle competenze di Stato e Regioni. Quindi diciamo che la riforma del titolo V nasce dall’esigenza di praticare una buona politica, una politica che sia chiara sulle competenze ove anche le regioni a statuto speciale, come la nostra, in un secondo momento possa adeguare lo stesso alle nuove disposizioni. Inoltre voglio ricordare che in questa modifica c’è la riduzione degli emolumenti dei consiglieri regionali e una maggiore eguaglianza tra uomini e donne. Questo è lo sforzo che si sta facendo in Italia e per questo si deve votare “SI”.

Per ultimo è intervenuto il professore Felice Giuffrè docente di Diritto Costituzionale presso l’Università degli Studi di Catania, incalzato dalle domande di Paola Terranova: “Esiste un rischio per la democrazia? Siamo davanti ad una potenziale deriva autoritaria? E come vede lei il nuovo rapporto tra stato e regioni?”. Dopo una breve premessa di tono storico politico, con lo scopo di illustrare come si arriva all’esigenza di cambiare la Costituzione, spiega: “Io guardo a questa riforma sotto più punti di vista, da studioso e da cittadino, ma fondamentalmente bisogna essere seri sul futuro del paese e questi interventi, ritengo di dover affermare, che.non stravolgono la Costituzione ma eliminano dei passaggi che fino ad oggi hanno reso i processi troppo lenti. Vorrei anche ricordare che se si parla di immunità parlamentare, questa è stata abolita nel 1993, e chi ha dubbi può leggere l’articolo 68 che chiarisce i termini. Inoltre in questa riforma vengono limitati i decreti leggi e alzando il numero delle firme per la richiesta dei referendum, da 500 mila ad 800 mila, si abbassa il quorum per far si che la volontà popolare possa veramente essere affermata. Insomma proviamo a diradare le nubi che in maniera strumentale vengono create. I costi sono veramente ridotti e il risparmio più grande è l’incremento dell’efficienza. E concludo che votare Si e fare campagna per il si è un atto di amore verso la nostra Costituzione e verso il nostro Paese”. Prima di aprire poi il dibattito con i presenti in Sala Gagliardi, Paola Terranova ha ricordato che per questo referendum non serve il quorum, il 4 dicembre l’Italia deciderà per il Si o per il No.

Emanuela Volcan

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