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Morte della carabiniera: sopralluogo dei consulenti alla villa dell’Isola

L’abitazione di contrada Isola, scenario della tragedia in cui la notte del primo marzo si è consumata la vita della 32enne maresciallo dei carabinieri Licia Silvia Gioia, è stata ieri mattina nuovamente meta dei consulenti tecnici che hanno eseguito un sopralluogo.

E’ stato il pubblico ministero Marco Di Mauro, che sta coordinando le indagini sulla morte del sottufficiale che era in servizio alla stazione dei carabinieri di Siracusa, a disporre un nuovo sopralluogo, eseguito dall’ingegnere Manlio Averna e dal professor Giuseppe Di Forti, ai quali è stato conferito lo specifico incarico peritale. L’ispettore di polizia F. M. di 45 anni, marito del maresciallo, attraverso il proprio legale avv. Stefano Rametta, ha affiancato ai due consulenti del Pm, altrettanti consulenti di parte, il medico legale Orazio Cascio e il prof. Carlo Rossitto. I periti hanno eseguito rilievi nella camera da letto in cui si è consumata la tragedia, scattando fotografie ed effettuando misurazioni che serviranno a collocare nella scena del crimine tutti gli elementi necessari per ricostruire il puzzle.

Il lavoro dei due consulenti, nominati dal pm Di Mauro, si aggiunge, arricchisce e rafforza quello già svolto sul posto, nell’immediatezza del fatto, dai carabinieri del Ris di Messina, che hanno già avviato gli esami balistici e di laboratorio da confrontare con l’esito dell’autopsia, eseguita dal medico legale Francesco Coco, il quale attende il responso degli ulteriori esami di laboratorio prima di consegnare l’intero carteggio della perizia medico-legale al magistrato.

Il magistrato, che ha indagato, come atto dovuto, il marito, ipotizzando il reato di istigazione al suicidio, intende fare chiarezza sulla dinamica della morte del maresciallo. Fino a questo momento, quel poco che è trapelato dalla ricostruzione dell’accaduto, è stato riferito dal marito del maresciallo, unico testimone oculare dell’episodio. Il poliziotto ha detto agli inquirenti di avere visto la donna che, dopo avere minacciato di spararsi, avrebbe impugnato la pistola d’ordinanza e premuto il grilletto, colpendosi alla tempia. In quei frangenti, il marito ha tentato di impedire al maresciallo di compiere l’estremo gesto, senza però riuscire nel suo intento. Anzi, quando è riuscito a bloccare la mano della moglie per strapparle l’arma, dalla pistola è partito accidentalmente un secondo proiettile, che ha trapassato il femore dell’uomo, all’altezza del ginocchio, e la coscia della malcapitata che sarebbe stata già priva di vita a seguito del primo colpo. Due le ogive recuperate nella camera da letto dagli investigatori, che hanno effettuato quella notte i primi rilievi scientifici.

Intanto, dopo poco meno di due settimane, è stato dimesso martedì il marito che si trovava ricoverato dal primo marzo al reparto di ortopedia dell’ospedale “Umberto primo” di Siracusa. Il poliziotto ha subito due interventi chirurgici per ridurre le lesioni all’arto inferiore.

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