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Demolizione ponte Calafatari, esposto in procura da parte del coordinatore del Msn Aldo Ganci

Aldo Ganci, coordinatore del Msn ha presentato un esposto sulle dinamiche dell’abbattimento del ponte dei Calafatari che ritorna così ancora una volta sotto l’attenzione della Procura della Repubblica di Siracusa. Ganci, in un articolato esposto presentato nei giorni scorsi, ripercorre le tematiche sul “frettoloso” abbattimento del ponte dei Calafatari, con la richiesta di sequestro del materiale lasciato nel luogo del cantiere e tanto altro ancora.

Ganci nell’esposto denuncia il mancato smaltimento dei materiali di risulta che sono ancora nei fondali della Darsena e del porto piccolo, riducendo la profondità e quindi alterando l’altezza dei fondali di circa mezzo metro, creando problemi alla navigazione che potrebbero arrecare danni alle imbarcazioni in transito.

Insiste poi il richiamo al pericolo paventato nella determina che giustificava la demolizione; il materiale dei pilastri demoliti, secondo Ganci, crea uno stato di dissesto e di pericolo.

IL coordinatore del Msn, mette in dubbio poi la regolarità della gara nella parte economica, il cui costo doveva essere quantificato, in base alla base d’asta e il ribasso praticato, di 174mila euro, con una diminuzione del 50%, ma alla fine sarebbe costato 210 mila euro.

Ganci, in una seria di passaggi di logica deduzione, nell’esposto sostiene che appare anomala l’acceleramento della demolizione, perché un anno prima si era parlato in una conferenza sul progetto dei lavori di bonifica e di riqualificazione dell’intero specchio acqueo del porto piccolo e dintorni, per un importo considerevole di circa dieci milioni di euro; in questa razionalità stride fortemente, scrive ancora Ganci nella denuncia, che in quell’occasione la demolizione del ponte dei Calafatari fu esclusa senza una logica deduzione tecnica.

 

LA STORIA

 

Per quel ponte demolito frettolosamente, già la Procura della Repubblica di Siracusa ha proceduto all’acquisizione degli atti presso il Comune di Siracusa; ma si trattò soprattutto delle relazioni tecniche nell’ambito delle procedure che hanno portato alla demolizione del manufatto, che collegava il centro storico di Ortigia con la terraferma.

Dopo l’esposto di Ganci, ora la Procura della Repubblica di Siracusa vuol vederci chiaro; analizzare e chiarire alcune novità emerse e sui motivi che hanno portato l’amministrazione alla demolizione del ponte.

Furono gli uomini del Nictas a recarsi a Palazzo Vermexio per l’acquisizione della documentazione, ma la loro attenzione non fu sulla gara d’appalto che alla fine del 2014 ha portato una ditta di Comiso a demolire la struttura con una spesa di oltre 140 mila euro. Il procuratore capo Francesco Paolo Giordano spiegò che l’attività era nata da una serie di esposti di privati cittadini in merito all’opportunità di radere al suolo il terzo collegamento di Ortigia con la terraferma. Sulla vicenda alcuni consiglieri del Nuovo Centro Destra presentarono un’interrogazione per sapere se era stata redatta una relazione tecnica con prove di carico sulla struttura.

Ora le indagini si sono riaperte con nuovi indizi e circostanze considerate in Procura degni di valore investigativo.

Concetto Alota

 

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