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Accorpamento Camere di commercio, la diffida al ministro Calenda

Il folto gruppo di associazioni datoriali, organizzazioni sindacali, sindaci e parlamentari siracusani che si oppongono alla procedura di costituzione della Camera di Commercio di Catania, Ragusa e Siracusa della Sicilia Orientale con Catania e Ragusa accorpate insieme con Siracusa, hanno inviato una lettera di diffida al ministro per le attività produttive, Carlo Calenda, che partecipa nelle prossime ore alla riunione del consiglio dei ministri che dobvrebbe ratificare quanto avvenuto il conferenza Stato-Regioni.

Ecco il testo della missiva, inviata anche al presidente della Regione siciliana, Crocetta.

Desideriamo innanzi tutto evidenziare che avevamo molto apprezzato la posizione assunta dalla Regione e dal MISE in ordine all’esigenza di revocare il decreto ministeriale del 25 settembre 2015 con il quale è stato avviato il processo di accorpamento delle Camere di Commercio di Catania, Ragusa e Siracusa. Tale scelta infatti non solo avrebbe reso protagonista il territorio rispondendo alle istanze provenienti prima da Siracusa e successivamente da Ragusa e anche da Catania, consentendo di usufruire delle opportunità introdotte dalla Riforma Madia anche al territorio siciliano, ma avrebbe anche posto fine ad una procedura che è stata caratterizzata da notevolissime irregolarità ormai acclarate.
La conferenza Stato-Regioni non ha raggiunto l’intesa unanime sulla proposta di revoca del DM del 25 settembre 2015 e ciò era del tutto prevedibile visto che bastava solo una Regione a farla saltare. Si è ritenuto cioè di richiedere una intesa impossibile in base ad una vecchia normativa, secondo noi superata dalla nuova legge di riforma
La stessa conferenza poi non ha trattato e quindi non ha espresso parere sul piano complessivo delle Camere Italiane lasciando al Mise la decisione definitiva.
Preso atto di tutto ciò si evidenzia che, se la decisione definitiva dovesse risultare quella anticipata da organi di stampa, e cioè il mantenimento dell‘accorpamento Catania, Ragusa e Siracusa in luogo dell’ipotesi avanzata dalla Regione Siciliana di accorpamento delle sole camere di Ragusa e Siracusa e del mantenimento dell’autonomia per la camera di Catania, si sceglierebbe una soluzione che avvantaggerebbe Regioni e territori (la Sardegna con Sassari ad esempio ) che non presentano i requisii minimi di legge per avere Camere autonome a scapito di territori (come ad esempio Siracusa e Ragusa) che tali requisiti li posseggono. Perché un territorio come la Sicilia, con oltre 5 milioni di abitanti e oltre 365.000 imprese attive dovrebbe essere svantaggiata a scapito della Sardegna che ha 1,6 milioni di abitanti e meno di 145.000 imprese attive? Per quale motivo questa forzatura?
Su tale esito ci riserviamo ogni approfondimento. È infatti paradossale il fatto che per una decisione di esclusivo interesse di una singola Regione possa esservi il potere di veto di un’altra qualunque Regione, anche la più piccola, attraverso il proprio voto contrario mentre, viceversa, una decisione strategica per il Paese possa essere assunta senza parere e senza considerare il peso delle singole regioni.
Ormai solo il Consiglio dei Ministri può modificare il piano di aggregazione e noi con forza ci appelliamo al Governo affinché dia seguito alla richiesta della Regione Siciliana.
In ogni caso comunque, al di la della scelta sull’accorpamento, si conferma il fatto che la questione della
procedura in oggetto diventa sempre più incresciosa. L’esito delle indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Catania ha confermato quanto da noi da tempo segnalato. Infatti:
– In data 26 luglio si è appreso che la Procura della Repubblica di Catania ha concluso le indagini, confermando quanto da noi da tempo segnalato con l’accertamento dei falsi da noi individuati con l’elevazione nei confronti di ben 11 rappresentanti legali di altrettante associazioni di categoria, tutte contrapposte alle scriventi, della relativa imputazione;
– Tale gravissima circostanza già da sola conferma la denunciata illegittimità della procedura e richiede un fermo e tempestivo intervento da parte del Governo nazionale, del MISE e del Governo della Regione finalizzato a scongiurare il consolidarsi di risultati determinatisi sulla base di tali circostanze;
– I falsi accertati dalla Procura della Repubblica di Catania, già da soli idonei a viziare i risultati per la composizione del consiglio camerale, sono quelli denunciati da tempo dalle scriventi associazioni e puntualmente riscontrati dall’Autorità giudiziaria. Infatti, come si rileva dagli atti ufficiali, dopo l’estrazione di un campione di 12 imprese dagli elenchi presentati da due associazioni (successivamente tuttavia ritiratesi) e la successiva verifica che ha permesso di accertare che ben 9 su 9 dei soggetti interrogati ha dichiarato di non aderire alle associazioni che le avevano dichiarate aderenti, l’autorità giudiziaria rilevava l’opportunità di “concentrare le attività investigative sulle associazioni ed organizzazioni imprenditoriali per le quali sono state presentate le dichiarazioni di disconoscimento allegate alla suddetta integrazione di denuncia”. Quindi l’accertamento è stato effettuato solo sui falsi da noi denunciati senza effettuare ulteriori approfondimenti. A tal proposito è allora bene evidenziare, per ben inquadrare la dimensione del problema, che tali falsi sono stati individuati analizzando un campione ristrettissimo di imprese e interrogando, nell’ambito di tale campione, solo i titolari delle imprese direttamente conosciuti. E’ praticamente certo quindi, per una evidenza statistica, che la quantità di falsi risulterà enormemente maggiore di quelli accertati se si effettuerà una verifica a tappeto. E del resto parlano chiaro i 17.030 casi nei quali una stessa impresa è stata dichiarata da più di una associazione e il fatto che, nella sola Catania, a fronte di un calo di 2.234 imprese dal registro delle imprese della locale Camera di Commercio si sia contestualmente registrata una crescita di 8.877 imprese dichiarate dalle associazioni di categoria per partecipare alla procedura in oggetto!
Si evidenzia anche che la Procura della Repubblica di Catania, pur addivenendo, sulla base delle verifiche fin qui effettuate, alla richiesta di archiviazione per il responsabile del procedimento dr. Alfio Pagliaro, ha tuttavia ravvisato la necessità di svolgere ulteriori approfondimenti disponendo, con provvedimento del 21/7/2017, la iscrizione di separato fascicolo (n. 7867/17 mod. 44). E’ quindi evidente che la Procura ha ravvisato comunque fattispecie necessarie di ulteriore approfondimento.
E del resto è assai esplicativa la lettura delle intercettazioni effettuate dalla squadra mobile nell’ambito
delle indagini. Tali intercettazioni infatti evidenziano uno strettissimo rapporto tra il Commissario ad Acta, nominato da codesto MISE con decreto del 25 settembre 2015, e i dirigenti della Confcommercio, organizzazione leader dell’apparentamento a noi contrapposto e nell’ambito del quale si annovera la pre-
senza della quasi totalità delle associazioni che in base alle indagini avrebbero commesso i falsi. In particolare si registrano contatti continui tra esponenti della Confcommercio ed il commissario nel corso dei quali quest’ultimo:
– assume chiaramente una posizione di parte definendo il nostro apparentamento “parte avversa”;
– mostra un atteggiamento assai sprezzante nei confronti del nostro schieramento;
. riceve perfino la richiesta di un curriculum ai fini dell’affidamento di un incarico da parte di un rappresentante
della Confcommercio.
Si allegano articoli di stampa con indicazione di parte di dette intercettazioni.
Non da meno si rivelano essere le criticità evidenziate sotto il profilo amministrativo.
Ribadiamo pertanto la nostra segnalazione in merito alle gravi irregolarità commesse nella gestione della
procedura, richiamando le note già trasmesse fin dal dicembre 2015 ed in ultimo la nota del dicembre
2016, e ad una posizione non imparziale del commissario ad acta, e sollecitiamo ancora una volta la sostituzione del detto commissario Pagliaro e l’avvio di una dettagliata ispezione, preliminare all’eventuale insediamento del Consiglio, attraverso strutture nominate di concerto tra MISE e Regione, finalizzata a verificare la regolarità del suo operato.
Del resto se una delle premesse alla revoca dell‘accorpamento era rappresentata dalle gravi criticità emerse, come esplicitato dalla richiesta della Regione Siciliana e dalla proposta di revoca del decreto ministeriale del 25 settembre 2015, è ovvia conseguenza che, in assenza della revoca, si accerti la loro entità e se ne valutino gli effetti prima di consolidare una situazione viziata.
Ciò ancor di più in base al fatto che dei due ricorsi pendenti uno è già in decisione mentre l’altro, da noi
presentato, andrà in discussione nel merito il prossimo 21 settembre, ciò tra meno di un mese se si considera la pausa estiva dei tribunali, quindi buon senso vuole che si attenda l’esito di tali ricorsi e quindi la verifica può essere tranquillamente effettuata.

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