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Giornata nazionale della comunicazione locale: protestano le tv locali

Scatta domani la protesta delle emittenti radio tv locali per salvare la libertà e il pluralismo dell’informazione sotto attacco dei poteri forti in previsione dell’introduzione del
digitale televisivo terrestre DVB – T2 e del 5G.
Le ragioni per le quali domani (5 novembre 2020 dalle ore 11 alle 13 centinaia di emittenti radio e tv locali italiane sospenderanno le proprie
trasmissioni per connettersi a reti unificate dal Sud al Nord Italia per esternare la propria protesta in difesa del pluralismo e della libertà d’informazione. Il Presidente della REA, Antonio Diomede ha illustrato i termini della protesta che avverrà in occasione della riunione del Tavolo di coordinamento TV 4.O convocato per domani 11 dal Ministero dello Sviluppo Economico. In rappresentanza della REA cui interverrà Gabriele Betti, Segretario Nazionale settore tv, il quale esporrà al Governo, al Ministro Patuanelli e al Sottosegretario Mirella Liuzzi, il punto di vista delle 900 piccole e medie imprese radiotv sull’ingannevole procedura con cui sta procedendo il Governo per realizzare un nuovo oligopolio della comunicazione in violazione dell’articolo 21 della Costituzione, del diritto alla libertà d’impresa e del lavoro. Nella Conferenza verrà spiegato alla stampa in quale modo verrà attuato il passaggio alla nuova televisione DVB-T2 con le conseguenti ricadute negative sul bilancio delle famiglie. L’operazione DVB-T2, inopportuna per il cittadino e per gli editori radiotelevisivi in un momento di grave crisi economica e pandemica,
accade dopo solo 10 anni da quella del digitale DVB-T1 dove furono spesi più di due miliardi di euro per favorire i colossi dell’elettronica di consumo, i telefonici e i duopolisti della comunicazione. Anche in questa occasione di impropria evoluzione tecnologica ad avvantaggiarsene saranno i telefonici del 5G e i neoliberisti della comunicazione nazionale e mondiale. A soffrine saranno certamente quelle 900 emittenti locali alle quali sono state sottratte d’imperio le loro frequenze e privati del sostegno economico necessario per mantenere il
pluralismo informativo e per la quale sofferenza sono a rischio 4000 posti di lavoro.

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