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Palazzolo, i ristoratori appendono le divise al cancello del Municipio

Hanno sfidato il freddo pungente e, di buon mattino, si sono dati appuntamento in piazza del popolo per inscenare una manifestazione di protesta. Sono i ristoratori di Palazzolo Acreide che, pur non aderendo all’iniziativa “Io apro”, hanno voluto lo stesso fare sentire il proprio disagio e gridare il disappunto per i provvedimenti anticovid che continuano a penalizzarli. 

Per dare più incisività e significato alla manifestazione, hanno appeso al cancello del palazzo di città i loro grembiuli e le divise da lavoro, in questo modo volendo interpretare il disappunto di un’intera categoria provata dalle misure di contenimento del covid. “La nostra pazienza è ormai agli sgoccioli come stanno per finire le nostre risorse economiche – dice Andrea Alì, noto ristoratore palazzolese – non possiamo continuare a subire provvedimenti di chiusura e restrizioni negli orari. La nostra categoria è quella che sta pagando il prezzo più salato all’emergenza sanitaria e così non possiamo andare più avanti”. I ristoratori palazzolesi provano a fare sentire la propria voce ma il loro grido di dolore s’infrange nell’indifferenza generale. “E’ da quasi un anno, ormai – continua Alì – che il nostro settore è preso di mira da provvedimenti che reputiamo corretti per evitare la diffusione del contagio ma bisognerebbe comprendere anche che noi abbiamo affrontato delle spese per adeguare i locali alle misure di contenimento che, a oggi, non servono a nulla, visto da Roma continuano a tenerci con le saracinesche abbassate. Bisogna fare la quadra dei conti, altrimenti soccombiamo”. 

In piazza con i ristoratori anche il sindaco Salvatore Gallo che, come nelle occasioni di rispetto, ha indossato la fascia tricolore. “Palazzolo conta quasi novemila abitanti – dice – e poggia la propria economia in buona parte sul turismo e, quindi, sulla ristorazione. Nel nostro paese operano trentadue operatori del settore che danno lavoro a non meno di 400 persone che garantiscono di che vivere alle loro famiglie. Con i provvedimenti anticovid, possiamo ben dire che l’economia palazzolese è in ginocchio”. 

Gli operatori hanno percepito qualche ristoro dallo Stato anche se è ritenuto irrisorio rispetto al lucro cessante causato dalla pandemia nell’ultimo anno. “Qualcosa è arrivata – dice Alì – ma questi pochissimi fondi non servono nemmeno per pagare l’affitto dei locali e le bollette che, pur in periodo di emergenza, continuano ad arrivare. Credo ci voglia qualcosa di più concreto e serio che sterili proclami e illusorie promesse”. I ristoratori che si sono dati appuntamento in piazza, sotto la scalinata dell’imponente chiesa di san Sebastiano, non intendono infrangere la legge. “Se siamo arrivati a questo punto – dice il ristoratore – è a causa di quei pochi che non si sono attenuti alle disposizioni. Noi vogliamo rispettare la legge però così non arriviamo più alla fine del mese. Purtroppo, non vediamo luce in fondo al tunnel”. 

“Questa gente non deve trasgredire alle leggi – fa eco il sindaco Gallo – e per questo motivo va aiutata concretamente e non presa in giro. Eppure, ad oggi, lo Stato è come se li avesse abbandonati con la beffa che non possono sostenere l’onere degli affitti e delle bollette con l’elemosina loro concessa di 400 o 500 euro. Chi ha investito sull’attività di ristorazione, sposando un progetto di sviluppo economico legato al turismo, deve potere contare sui politici. Dalla maggioranza all’opposizione è bene superare il periodo delle liti per dare all’Italia un governo e le prime risposte davvero concrete a questo settore”. 

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