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Augusta, falsi rifornimenti alla Marina Militare: sei arresti

Anceh la Marina Militare di Augusta viene coinvolta nell’operazione “Ghost ship” e di conseguenza nell’inchiesta alla cosiddetta mafia capitolina. Falsi rifornimenti alla Marina Militare di Augusta rientrano nel novero dell’indagine della magistratura romana che ha chiesto e ottenuto dal Gip del tribunale, la custodia cautelare in carcere a carico di sei persone, di cui tre nei confronti di ufficiali e sottufficiali della Marina. Gli investigatori sono certi di avere scoperto un’associazione criminale specializzata nelle frodi nelle pubbliche forniture che aveva organizzato la consegna di milioni di litri di prodotto petrolifero nel deposito della Marina Militare di Augusta ma solo sulla carta.
Il meccanismo per la presunta truffa era semplice: si attestava falsamente il rifornimento dei depositi avvenuto per mezzo della nave cisterna denominata “Victory I”. Una nave, come hanno stabilito le indagini, era naufragata nel settembre 2013 nell’Oceano Atlantico. Grazie ai fittizi trasporti della fantomatica “Victory I”, mai attraccata nel porto di Augusta, sarebbe stata attestata falsamente la fornitura di oltre 11 milioni di litri di gasolio navale, del valore complessivo di oltre 7 milioni di euro, pari al danno subito per le casse dell’Erario.
Mario Leto e Sebastiano Distefano, il primo Capitano di Corvetta della Marina Militare, capo deposito della direzione di commissariato Militare Marittimo di Augusta, e il secondo, Primo Maresciallo della Marina Militare, capo reparto combustibili della medesima direzione, sarebbero stati i “referenti” dell’associazione al porto di Augusta. Per loro è stata disposta la custodia cautelare in carcere: avrebbero avuto il compito di predisporreo tutta la falsa documentazione necessaria alla realizzazione delle fittizie forniture.
L’organizzazione poteva poi contare sull’attiva collaborazione di altri appartenenti alla Marina Militare, i Marescialli Salvatore De Pasquale e Salvatore Mazzano, quest’ultimo destinatario di custodia cautelare in carcere, che, a vario titolo, attestavano falsamente l’avvenuta consegna del carburante ovvero la sua certificazione, nonché del tecnico chimico Francesco Ippedico, che invece attestava la qualità e le caratteristiche del prodotto mai consegnato.
Il Tribunale di Roma ha altresì disposto il sequestro preventivo per equivalente, fino alla concorrenza del danno per l’erario di 7.401.248,36 di euro, delle risorse finanziarie e dei beni delle persone fisiche e delle società coinvolte.

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