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Ancora Cassa integrazione per i cronisti tra le tante criticità e il sospetto che i poteri forti dirigono il gioco al massacro

Un vecchio detto recita: la necessità obbliga legge. Il settore della stampa è in crisi profonda e colpisce ancora dei giornalisti siracusani, dove gli editore si adeguano al gioco dei poteri forti anziché attivare tutti gli strumenti di denuncia che possono rendere trasparente, incisiva, più forte, la lotta per combattere la politica dell’illegalità diffusa nel tentativo d’imbavagliare i giornalisti attraverso vari strumenti coercitivi o trasversalmente fare pressione sugli editori. È questo oggi uno dei problemi centrali che abbiamo nel nostro Paese e che non è stato ancora risolto, complice la crisi di settore che lascia correre e chiude gli spazi legali per serrare la porta della convenienza; così alla fine si rischia di tutelare solo quelli che vivono sul disfacimento della società civile e la scelta dei giornalisti con libertà di scrittura sono solo quelli simpatici alla potere politico in connubio con i club dei poteri forti che controllano l’economia reale in un disfacimento dei valori della vita.

Assistiamo alla pubblicazione di notizie e del conseguente massacro mediatico su Internet intervenuto più volte contro coraggiosi giornalisti siracusani che hanno denunciato fatti e misfatti, ma più volte dalle redazione dei giornale tirati in ballo, non c’è stata nessuna reazione e nemmeno un minimo di chiarimento, conferma o smentita, muti, sordi e ciechi per convenienza indotta. Rimane per fortuna un mare di proteste contro gli atti di arroganza e prevaricazione degli autore dei gesti, con l’adesione generale alla solidarietà dell’ordine dei giornalisti e di Assostampa Siracusa, dove anche il segretario Damiano Chiaramonte è stato a sua volta selvaggiamente attaccato per aver fatto il suo dovere con la piena solidarietà del popolo del Web e dei tanti giornalisti che non hanno niente da nascondere. Il pensiero deve confermare il dettato costituzionale della libera espressione e libertà di stampa e non altre “sinistre” interpretazioni per la convenienza personale da parte di uomini della politica in mal fede. La professione del cronica non cambia. Questo è il nostro mestiere e se non prendiamo atto dei pericoli, tanto vale cambiare lavoro. Ma finché ci siamo, scriveremo e denunceremo tutte le malefatte e i tentativi di strumentalizzazioni.

Concetto Alota

 

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