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Augusta, detenuto si lascia morire in cella

Si è lasciato morire impiccandosi in cella, utilizzando la cintura dei pantaloni. Il dramma si è consumato ieri sera intorno alle 22.30 all’interno del carcere di Augusta. Vittima, un detenuto di nazionalità italiana che non avrebbe mai dato segni tali da fare temere gesti insani anche se si trattasse di un detenuto tenuto già sotto osservazione.

Ad accorgersi dell’episodio è stato un agente di polizia penitenziaria, in servizio proprio ieri sera ma non ha potuto fare nulla per impedire il peggio.

Con il nuovo episodio si ripone il problema della carenza di organico tra gli agenti di polizia penitenziaria. Le organizzazioni sindacali di categoria sostengono che, nel caso specifico, un solo agente per diversi reparti, è insufficiente a garantire il servizio in tutta sicurezza.

Disorganizzazione del lavoro; un solo agente deve vigilare su tre reparti e risulterebbe che tra questi, ci sarebbe il reparto dove è accaduto il tragico episodio”. A dichiararlo è Nello Bongiovanni Dirigente Nazionale e Alessandro De Pasquale, presidente del SIPPE, sindacato polizia penitenziaria affiliato al Sinappe. “Non è possibile – afferma De Pasquale e Bongiovanni- attuare un’organizzazione del lavoro dove al personale si chiede anche il potere dell’ubiquità, e se ti va male, come in questo caso, rischi un procedimento disciplinare con grave pregiudizio alla carriera. Da tempo chiediamo la sostituzione dei vertici del carcere di Augusta perché in questo penitenziario non sembrano esserci strategie, obiettivi ed il personale opera nel terrore”. “Stiamo organizzando insieme al Sinappe – concludono i sindacalisti – una visita sui luoghi di lavoro nel predetto carcere perché la situazione sembra ormai insostenibile ed il Dap non può più tollerare i disagi e la disorganizzazione da noi più volte lamentata perché adesso, purtroppo, c’è un morto che forse si poteva evitare se ci fossero stati più agenti nei reparti e meno negli uffici”.

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