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Avola, uccise infermiera: disposta perizia psichiatrica

Il gip del tribunale, Carla Frau, ha conferito l’incarico a una professionista per eseguire la consulenza psichiatrica con cui accertare lo stato di sanità mentale di Giuseppe Lanteri, il 19enne avolese, indagato per l’omicidio di Loredana Lopiano, la 47enne infermiera, uccisa la mattina del 28 settembre nell’androne di casa con 5 coltellate nella sua abitazione di via Savonarola ad Avola. L’incarico è stato affidato alla dott.ssa Elettra Cultrera, neuropsichiatra catanese, che ha ottenuto 60 giorni di tempo per il deposito della perizia con cui dovrà stabilire se l’indagato fosse in grado di intendere e di volere al momento in cui ha affrontato la malcapitata. Termine che parte dal 19 dicembre per cui il giudice ha fissato un nuovo incidente probatorio per il 6 febbraio.

Al conferimento dell’incarico, oltre all’avv. Antonino Campisi, che difende l’imputato, ha preso parte l’avv. Sebastiano Troia, patrocinatore della parte offesa, il marito e le due figlie della vittima, che hanno deciso di costituirsi parte civile. Presente anche il pm Tommaso Pagano, che sta coordinando le indagini su fatto di sangue che ha scosso la comunità di Avola, ipotizzando a carico dell’indagato il reato di omicidio aggravato. In sede d’interrogatorio di garanzia, avvenuto qualche giorno dopo l’omicidio, la difesa di Lanteri ha sostenuto che il ragazzo sarebbe affetto da una forma di epilessia, come attestato da diversi certificati medici rilasciati dall’Asp di Trapani, dove era in cura nel 2017. In uno dei documenti sanitari, emergerebbe il fatto che Lanteri accusi dei vuoti di memoria e un senso di smarrimento prima e dopo gli attacchi epilettici e assume farmaci, alcuni di questi gli sono stati trovati addosso la notte in cui è stato fermato dai poliziotti. Elementi che sono adesso a disposizione del perito che dovrà stabilire se Lanteri sia affetto da tali patologie che ne precludono la capacità di intendere e di volere.

Al giudice che lo ha interrogato, l’indagato ha detto di non essersi recato a casa dell’ex fidanzata per uccidere la madre. “Mi sentivo agitato. Sono andato in quella casa e poi non ricordo molto altro, ho un vuoto totale di memoria”, ha detto al gip tra le lacrime dopo che gli è stato chiesto di spiegare perché portasse con se un coltello e perché lo avesse conficcato al collo della povera infermiera.

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