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Caso Evan, le lesioni sul corpicino filmate da un investigatore

Nelle immagini girate, con uno smartphone, da un poliziotto, le ecchimosi e le tumefazioni riscontrate dai sanitari dell’ospedale Maggiore di Modica, nel momento del ricovero di Evan la mattina del 17 agosto 2020, quando è giunto in ambulanza già privo di vita. Il filmato è stato proiettato ieri mattina all’udienza del processo per la morte del piccolo di ventuno mesi, in corso di svolgimento davanti alla corte d’assise. A eseguire quel video è stato l’ispettore capo Giuseppe Maganuco, in servizio al commissariato di Modica, esaminato dal procuratore capo Sabrina Gambino e dal pm Carlo Enea Parodi. Il verbalizzante ha riferito di avere fatto quelle riprese perché insospettito della presenza di quelle ferite in varie parti del corpicino di Evan. L’ispettore ha, quindi, eseguito le prime indagini sulla morte del piccolo insieme con l’assistente capo Angela Cavallo e con l’assistente Antonio Maiorana, entrambi esaminati nell’udienza di ieri, in cui non è stato consentito ai giornalisti di accedere in aula a causa delle disposizioni anticovid.

Il medico Corrado Celeste, pediatra che ha avuto in cura Evan, ha riferito di essersi accorto in più circostanze della presenza di ecchimosi e altre escoriazioni sul corpicino del bambino. La madre, Letizia Spatola, imputata nel processo insieme con il compagno Salvatore Blanco, si sarebbe giustificata con il medico sostenendo che il piccolo si fosse procurato quelle ferite, cadendo nel fare i primi passi. 

All’udienza di ieri è stata sentita anche l’assistente sociale di Rosolini, Giuseppa Spadaro, che ha sostenuto di essersi recata più volte nell’abitazione delle palazzine popolari in cui risiedevano Blanco, la compagna e i suoi due figli ma che le prime volte è stato quasi impossibile accedere in casa per la diffidenza mostrata dai due conviventi. Successivamente, i due hanno raccontato delle difficoltà economiche del nucleo familiare, superate da quando Blanco è riuscito ad ottenere il reddito di cittadinanza. 

Si torna in aula alla metà di febbraio per proseguire con l’esame e il contro esame dei testi citati dalla pubblica accusa. 

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