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Floridia, la fondazione Eligia e Giulia dona altri regali ai bambini di due centri

Nuovo gesto di solidarietà da parte dei familiari di Eligia Ardita, la trentaseienne infermiera siracusana, uccisa dal marito in un momento di colluttazione la sera del 19 gennaio scorso.

Dopo essersi recati al centro di accoglienza “Cenacolo dominicano” di Solarino, la sorella Luisa, il fratello Francesco e alcuni rappresentanti della fondazione Eligia e Giulia” hanno distribuito doni ai piccoli ospiti di due centri per minori.

Si tratta di “Casa amica” di Floridia e di Siracusa e “La sodalis” di Floridia. C’è stata grande accoglienza per il gruppo che ha raccolto nelle settimane scorse così tanti giocattoli che adesso sono oggetto di felicità di tanti bambini, ospiti di quei centri.

“Siamo davvero felici di avere donato un sorriso a questi bambini che dimostrano una grande sensibilità e che hanno certamente bisogno delle giuste attenzioni, ha detto Luisa Ardita, sempre in prima fila nel fare gesti di altruismo e di amore verso il prossimo. Ancora di piùse si tratta di bambini, quegli stessi bambini che rivordano a tutti la tragedia sofferta da mamma Eligia e dalla piccola Giulia che portava in grembo ormai da otto mesi e che sarebbe nata di lì a qualche settimana.

“Proviamo un’immensa gioia nel donare a questi bambini quello che forse nessuno avrebbe potuto dare – spiega Luisa – Continueremo in questa nostra opera perché riteniamo che la gara di solidarietà alla quale hanno partecipato tanti siracusani, debba avere risvolti pratici e soprattutto essere di grande motivazione per altri gesti di generosità”.

La fondazione dedicata a Eligia e alla piccola Giulia sta compiendo, quindi, i suoi primi passi che si concretizzeranno in seguito con la realizzazione del desiderio comune alla famiglia Ardita, quello di fare rivivere i propri cari attraverso l’esperienza della lotta alla violenza di genere, alla difesa della donna e più in generale delle persone deboli e sensibili.

Una lotta, combattuta insieme con le altre associazioni, nella casa di via Calatabiano, luogo della tragedia che si trasforma pian piano in sito del ricordo e soprattutto della battaglia quotidiana al male.

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