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La super perizia: “La morte del maresciallo Gioia compatibile col suicidio”

La morte del maresciallo dei carabinieri Licia Gioia, scomparsa la sera del 28 febbraio 2017, nella villetta di contrada Isola, dove abitava con il marito, sarebbe compatibile con il suicidio. A questa conclusione sono pervenuti il medico legale catanese Cataldo Raffino e il perito balistico Felice Nunziata, che qualche giorno addietro hanno depositato le relazioni relative all’incarico di consulenza affidato loro dal gup del tribunale, Salvatore Palmeri. Il giudice ha, fissato, quindi, la nuova udienza per il 14 novembre nel corso della quale saranno esaminati i due super periti. Nel frattempo, i legali della difesa e quelli di parte civile avranno modo di studiare il contenuto della relazione per fare le contro deduzioni.

Se per la difesa di Francesco Ferrari, l’esito della perizia è una conferma di quanto abbiano sin dal primo momento sostenuto, la parte civile intende insinuare altri dubbi e incertezze. E’ il caso del secondo colpo che, a parere dell’avvocato Aldo Ganci, non sarebbe stato preso in considerazione dai due periti, sostenendo che la consulenza sia stata esitata “forse in maniera frettolosa”. Al fascicolo processuale si aggiunge, così, la terza relazione tecnico-scientifica, oltre a quella depositata nel dicembre 2017 dai professori Domenico Compagnini e Alessio Plebe che hanno concentrato la loro attenzione sul primo colpo di pistola, quello che determinò la morte istantanea del maresciallo che hanno sostanzialmente avallato la compatibilità dell’ipotesi di un suicidio. La seconda è quella prodotta dai consulenti di parte, il medico legale Giuseppe Bulla, e il prof. Stefano Conti, perito balistico torinese, che pongono una serie di dubbi sulla ricostruzione della dinamica e ipotizzano un quadro di responsabilità a carico del marito Francesco Ferrari.

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