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Lezioni in presenza, 52mila studenti siracusani e la solitudine dei presidi

L’inquietudine del ritorno a scuola non è una questione semplice né di poco conto. “ Il segnale di ritorno alla normalità”, fortemente voluto dal Governo anche in condizioni di sicurezza sanitaria delle nostre scuole ancora precarie e controverse, impatta nel nostro territorio su una platea complessiva di 52.000 alunni, 9000 fra docenti e personale ATA (più una pletora incalcolabile di supplenti), 71 Istituzioni Scolastiche e oltre 200 edifici e, ancora una volta, lascia sulle spalle solitarie dei Dirigenti Scolastici la responsabilità di dare indicazioni ai Prefetti in quale misura autorizzare le lezioni in presenza.

L’angoscia sanitaria della riapertura e i ritmi di lavoro ai quali rischiano di essere sottoposti gli alunni,  da parte di docenti sorveglianti spesso nevrotizzati, Dirigenti schiacciati dalle enormi responsabilità sanitarie, famiglie destabilizzate da un andamento altalenante di chiusure e riaperture finanche nelle ultime settimane di scuola, immiseriscono il (finto) sollievo di alunni, docenti e famiglie.  Lo scardinamento emotivo provocato dal Covid impatta profondamente nell’insieme del meccanismo di relazione di ognuno di noi  e rende sempre più complesso  nel sistema scolastico il ripristino del concetto di comunità educante: principio di fondo che presuppone un’attenzione al mondo affettivo delle emozioni, dei legami sociali, della condivisione e della elaborazione collettiva del trauma in cui tutti siamo stati risucchiati, elementi che anticipano prepotentemente qualunque ripresa dell’ “ordinaria programmazione didattica” che, tuttavia, corre il rischio di precipitare in una controproducente quanto vana accelerazione.

La Scuola è una delle realtà più neglette e tormentate perché affetta da cedimenti strutturali finanche nella sua vocazione essenziale: insegnare ad imparare.  Ma il tempo scuola non è mai tempo perso e gli insegnanti si liberino dalla frenesia  “dell’ultimo miglio di scuola” e si prendano tutto il tempo necessario per ricucire negli alunni motivazioni sbiadite, empatie allentate, scoraggiamenti giovanili, disorientamenti relazionali . La Scuola è il luogo della formazione  del pensiero critico, del confronto, della discussione ben oltre la dimensione spazio-temporale dell’algoritmo semplificatore del programma, è il luogo dove non si rendono deboli i saperi ma forti gli allievi.

L’affanno delle istituzioni, i collassi economici, ambientali, sanitari picchiano duro e destabilizzano  finanche la Scuola, luogo di rinascita per eccellenza e uno degli ultimi avamposti civili del Paese in nome del più prezioso bene comune: i nostri giovani e il nostro futuro.  E per piacere, non si trasformi la didattica in presenza, in nome di un presunto efficientismo produttivo, in un ulteriore trauma  che rischia di accrescere lo scoraggiamento e il senso di inadeguatezza anche comunicativa e motivazionale dei nostri ragazzi.

Roberto Alosi segretario generale Cgil

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