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Morte di Lele Scieri, condannati i due ex caporali della Folgore

La corte d’assise di Pisa ha emesso una sentenza di condanna per omicidio volontario in concorso a carico degli ex caporali della Folgore. Ha irrogato 26 anni di reclusione ad Alessandro Panella, e 18 anni a Luigi Zabara, ritenuti responsabili della morte di Emanuele Scieri, il parà di leva siracusano trovato morto alla caserma Gamerra di Pisa il 16 agosto 1999.

Entrambi sono stati condannati anche al pagamento delle spese processuali e all’interdizione dai pubblici uffici nonché al risarcimento dei danni. La sentenza è stata letta dopo le 16. Il caso Scieri è stato riaperto nel 2017 dopo le risultanze dell’inchiesta parlamentare. Lo scorso 3 marzo il pm Crini, d aveva chiesto 24 anni per Panella e 21 per Zabara. Nella richiesta di condanna, la Procura aveva riconosciuto la sussistenza di circostanze attenuanti generiche equivalenti all’aggravante dei futili motivi. I due imputati, che si sono sempre dichiarati innocenti, tramite i loro avvocati, faranno ricorso contro la sentenza di condanna.

Il verdetto sarebbe dovuto arrivare il 14 giugno scorso ma,dopo più di sei ore di Camera di Consiglio, la Corte d’Assise aveva chiesto di sentire tre donne che, nel 1999, erano state inserite nella lista testi del pm che aveva condotto la prima inchiesta sulla morte del parà. La testimonianza delle tre donne era stata ritenuta necessaria perché proprio in quei giorni di 24 anni fa frequentavano i caporali accusati dell’omicidio.

«Oggi la corte d’assise di Pisa ha segnato una svolta netta nelle triste vicenda di Lele. Ci sono voluti 24 anni, un’incrollabile fiducia nella giustizia e tanta tenacia nella ricerca di quella verità giudiziaria che tanti toccavano con mano ma che non potevano afferrare perché mancava il suggello di un tribunale». Lo dichiara il sindaco di Siracusa, Francesco Italia, commentando la sentenza pronunciata oggi sulla morte del parà Emanuele Scieri alla caserma “Gamerra” di Pisa.

     «È una bella giornata per tutta la nostra comunità – continua – e per quanti non si sono mai arresi: per la famiglia di Lele, innanzitutto, per i suoi amici, per gli avvocati di parte civile. A loro va il nostro grazie per avere tenuta sempre accesa la fiammella della speranza; e un grazie va alla commissione parlamentare d’inchiesta fortemente voluta e presieduta da Sofia Amoddio che, con il suo straordinario lavoro, ha fornito alla Procura nuovi elementi per istruire il processo».

     «Resta l’amarezza – conclude il sindaco Italia – per quella cappa di omertà con la quale si è tentato di impedire l’accertamento della verità e che ha macchiato l’immagine del nostro Esercito».

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