Cultura

Noto, inaugurata al Convitto Ragusa la mostra “Crack”

Forte, senza mezze misure, ma con un pizzico di sana ironia, la mostra “Crack” mappe concettuali e realtà migratorie di Daniele Alonge, in esposizione sino al 31 luglio al Convitto Ragusa. 16 lavori allocati in due locali, prospicienti il cortile, che durante l’inverno ospitano due classi di scuola dell’Istituto Matteo Raeli. E per l’occasione sono tornate tali, perchè l’artista nella sua proposta dalla pesante denuncia verso la società contemporanea, utilizza cartine geografiche, e mappamondi che siamo abituati a vedere nelle aule. “Crack solleva una riflessione nella condizione sociale in cui ci troviamo, una situazione di rottura, in cui il mondo sotto pressione da una morsa rischia di esplodere – ci spiega Daniele Alonge-. Da tre anni lavoro sul tema della geografia e delle cartine, attraverso il collage, la combustione su carta geografica e tecniche miste, e adesso con questa mostra sono stato all’Art Market di Budapest, a Torino, Milano, Vilnius ed in Spagna. L’opera da cui ha preso avvio tutto il ragionamento è “Fiato sprecato”, un mappamondo di plastica sgonfiato e finito che la dice lunga proprio sul senso di tutta l’esposizione. 100 i pezzi realizzati in tutto per un’opera multipla che comunque non è mai uguale a se stessa. “Le mie opere sono in tutto il mondo tra collezioni pubbliche e private; e su questa mostra ho ricevuto molti commenti positivi. Sino al 31 luglio sarò qui al Convitto, dall’1 di agosto sposterò le opere di Crack a Palazzo Rau della Ferla, nel contesto del Rau Con/temporary box”. A presentare la mostra, inserita in “Effetto Noto 2015” a cura del Comune di Noto, e, nello specifico, con il contributo dell’Associazione Le Rotte di Ulisse e di Arionte Arte Contemporanea, il professore Michele Romano: “La denuncia di un Crack globale, la nostra sferica terra che si schiaccia autonomamente, grazie a delle politiche non più geografiche, ma umane. Nel fare  arte di Alonge si coniuga pensiero ed azione, denuncia e forti realtà vissute”.
Emanuela Volcan

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *