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Noto, tenta la truffa dello specchietto retrovisore: denunciato

È ormai la truffa più utilizzata sulle strade per spillare soldi agli automobilisti inducendoli a pagare una piccola somma per riparare al danno causato all’auto del truffatore, anche se in realtà la rottura delle specchietto non è mai avvenuta. Si tratta di un trucco relativamente semplice che consiste nel far credere all’automobilista che la sua macchina abbia involontariamente urtato il retrovisore dell’auto di chi sta mettendo in atto la truffa. La vittima sentirà il rumore di un colpo secco molto forte sulla propria carrozzeria, di solito sulla fiancata, (provocato in realtà da una pallina, un bastone, un sasso, ecc…) avendo l’illusione di un urto. Subito dopo entrano in scena il clacson ed i lampeggianti di un auto che invita il malcapitato a fermarsi: da qui la vera e propria recita del truffatore che, dopo aver mostrato il proprio specchietto retrovisore rotto, facendo leva su esorbitanti aumenti del premio assicurativo in caso di mancato accordo, chiede solitamente dai 50 ai 200 euro per risolvere la faccenda senza mettere di mezzo assicurazione o forze dell’ordine, magari anche con l’aiuto di un complice pronto a testimoniare che è andata proprio così. A questo punto la vittima solitamente paga, convinto di aver effettivamente causato il danno.

Questa la tecnica utilizzata anche da B. R., netino di 25 anni, già noto alle forze dell’ordine per i suoi precedenti tra cui si annoverano numerosi episodi analoghi. Approfittando del considerevole traffico che ha interessato le località balneari netine nelle ultime settimane, il giovane ha posto in essere la truffa ai danni di due turisti, convincendo entrambi di aver rotto lo specchietto della propria autovettura con una manovra azzardata ed accontentandosi di 50 euro per chiudere la vicenda. I due turisti, dopo aver pagato, hanno però realizzato che la dinamica di cui erano stati convinti era, in realtà, pura invenzione. In uno dei due episodi la vittima ha anche rinvenuto, nei pressi della propria autovettura, un piccolo sasso utilizzato per far rumore e simulare l’incidente.

Recatisi in caserma, le due vittime del reato hanno formalizzato denuncia/querela ricostruendo dettagliatamente l’accaduto e fornendo tutti gli elementi necessari per avviare le indagini del caso.

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