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Processo Tonnara, le richieste della Procura generale di Catania

La Procura generale di Catania ha chiesto una condanna meno pesante nei confronti di Danilo Briante, il principale protagonista dell’operazione antidroga denominata “Tonnara”. Il rappresentante della pubblica, Andrea Ursino, accusa ha dettato le conclusioni alla corte d’appello di Catania, dove si sta celebrando il processo di secondo grado. Dai 28 anni che gli erano stati inflitti in primo grado, il rappresentante della pubblica accusa ha sollecitato la condanna di Briante alla pena di 20 anni e 6 mesi di reclusione.  

Ha chiesto la conferma della condanna per Giuseppina Riani (16 anni), Raffaele Ballocco (18 anni), Massimo Salemi (15 anni), Alessandro Abela (11 anni) e Gaetano Maieli (14 anni). Il pubblico ministero proseguirà la requisitoria in occasione della prossima udienza, fissata per il 14 giugno per discutere della posizione degli imputati che hanno inteso ricorrere alla pena concordata. Nella stessa udienza tocca ai legali della difesa a cominciare dagli avvocati Junio Celesti e Licinio La Terra che assistono Briante. 

L’operazione Tonnara è scattata all’alba del 27 febbraio 2018, portata a termine dai carabinieri del comando provinciale. Gli investigatori hanno setacciato in lungo e in largo l’area compresa tra la via Aldo Carratore e viale Santa Panagia, meglio conosciuta come zona della Tonnara.  

Per gli inquirenti a promuovere le attività di spaccio erano Danilo Briante e Antonino Rizza, che impartivano ordini sulla predisposizione delle numerose dosi giornaliere di stupefacente, per lo più cocaina, che poi erano distribuite agli spacciatori, la cui rete consentiva di programmare turni di lavoro, per garantire le cessioni di stupefacente durante l’arco dell’intera giornata. Per evitare di finire nelle maglie delle forze dell’ordine, si avvalevano di vedette.   

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