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Siracusa. Petrolchimico: l’inquinamento, i sindaci “silenziosi” e la preziosa attività degli ambientalisti – VIDEO

Il coronavirus ha rallentato il ritmo delle attività delle industrie; in particolare modo nella raffinazione per la crisi nel comparto petrolifero, ma in questi ultimi mesi nella zona industriale siracusana si sono succeduti degli episodi legati all’inquinamento che dovrebbero essere occasionali, ma che invece si ripetono frequenti nel silenzio generale. È il caso dei rumori fastidiosi simili ad una grossa turbina in funzione, fumo denso e puzza provenienti dalle raffinerie avvertiti dalla popolazione di Augusta, Melilli, Priolo, ma anche dai cittadini di Città Giardino, Siracusa alta e Belvedere a causa delle vicinanza agli impianti. Dalle raffinerie non arrivano spiegazioni su l’eventuale malfunzionamento di impianti. In queste ultime settimane ai rumori e alla puzza si sono sommati frequenti sfiaccolamenti che si ripetono; il classico fuori-servizio con sfiaccolata, fiamme e sinistri fumi neri che non lasciano sonni tranquilli ai residenti, diventati ormai sistematici. Per fortuna si registra copiosa e frenetica l’attività delle associazioni ambientaliste del territorio siracusano tra le più attive della Sicilia. Tanti i comitati e i gruppi ambientalista di base che fanno parte della Rete Comunicazione tra le associazioni e i gruppi organizzati in tanti comuni siciliani, con lo scopo di combattere l’inquinamento selvaggio e ora anche le tematiche del 5G.   

Sono cittadini attivisti impegnati contro la contaminazione da elementi velenosi e dannosi per la vita diffusi nell’ambiente, aderenti a gruppi, comitati e associazione che contrastano l’inquinamento selvaggio che da mesi denunciano la presenza di rumori saltuari e periodici assordanti tipici di una grossa turbina in funzione e fumo nero che forma una coltre e puzza che si spinge in base a come spirano i venti. Eventi che periodicamente si manifestano in tutti le direzioni e provenienti dagli stabilimenti del petrolchimico. I residenti protestano tutta la rabbia sui Sociali e con la segnalazione attraverso l’app assegnata dalle autorità, ma reclamano nel contempo l’intervento energico dei sindaci, responsabili della salute pubblica e che ogni tanto dimenticano le funzioni istituzionali e i poteri loro attribuiti dalle leggi dello Stato che regolano la materia nelle tematiche dell’ambiente e sanitarie.

Ma sul silenzio dei sindaci, è stata ancor più esplicita Cinzia Di Modica, nota attivista del Comitato “Stop Veleni”, che con un post sui Social chiama in causa i sindaci dei comuni industriali: di Augusta, Cettina Di Pietro; di Melilli, Giuseppe Carta; di Priolo, Pippo Gianni. “Assistiamo continuamente ad episodi dì Cattiva Qualità dell’Aria e nessuno sa mai niente! È dato sapere ai Cittadini cosa ha provocato (quasi tutte le sere n.d.r.) quella densa coltre di fumo nero ieri sera 30 aprile 2020 nei pressi della Zona Industriale?!” Un rapporto difficile, a tratti scontroso, quello tra i sindaci dei comuni industriali e gli ambientalisti.

“Da mesi abbiamo segnalato la presenza di fumo nero denso e una puzza irrespirabile, ma nessuna risposta arriva dalle istituzioni – scrivono sui Social cittadini e ambientalisti. Un ripetersi continuo del fenomeno che provoca fumo e cattivi odori – Le amministrazioni comunali di Augusta, Melilli e Priolo, a parte i proclami con allo sfondo la politica, non danno risposte adeguate e ancora peggio non assumono atteggiamento in difesa della cittadinanza – continuano i cittadini inquinati – a parole i sindaci dei comuni industriali si sono attivati per chiedere verifiche agli organi competenti, sia in merito alle cause dei rumori e la puzza, sia riguardo al rispetto da parte delle raffinerie delle prescrizioni impartite con il rinnovo dell’autorizzazione integrata ambientale, ma i fatti non tracciano alcuna attività di contrasto, se non solo poche volte nel passato”.

In occasione di episodi trascorsi con la presenza di fumo e sfiaccolamento, da parte dei sindaci solo poche volte sono stati attivati con prontezza i controllo degli agenti della polizia locale che si sono recati presso gli stabilimenti. Cittadini e ambientalisti chiedono di attivare più controlli e subito dopo le prime segnalazioni ai sindaci dei comuni industriali, alla Prefettura, al comando provinciale dei vigili del fuoco, all’Arpa per un accertamento immediato dei tecnici, altrimenti i proclami e i comizi diventano inutili. Del fenomeno rumoroso e della puzza che si sprigiona le richieste di intervento da parte dei cittadini agli organi tecnici preposti è stata sempre copiosa e puntuale, ma la risposta è stata sempre lenta e a volte il silenzio totale.

Gas nell’aria, rumori sinistri, fumo denso e fiamme dalle torce che s’innalzano verso il cielo. A volte la puzza è irresistibile e l’aria irrespirabile, i rifiuti ammassati in discariche che continuano ad inquinare. A denunciare tale siffatta condizione sono rimasti solo i gruppi, i comitati e le associazioni a difendere l’ambiente, mentre dalle istituzioni si registra un silenzio totale. In questi ultimi anni, per la cronaca, non sono mancate le inchieste copiose della magistratura siracusana contro l’inquinamento dell’Ambiente, cielo, mare e terra, del traffico dei rifiuti, e della mancata o cattiva depurazione dei reflui civili e industriali. Un sorta di “passato il Santo, passata la festa”.

Fatti da considerarsi eccezionali e che invece costituiscono l’apice di fermenti che dovrebbero essere sporadici, per quanto profondamente connaturati alla sistemica vita quotidiana industriale in un’epoca che nega la verità incontrovertibile, se non altro perché la questione inquinamento alla lunga implica un serio pericolo per la salute pubblica; ecco allora che la responsabilità ottiene la negazione dell’obbligo dei sindaci, quali responsabili della salute pubblica sul campo, che dovrebbero scrivere denunce e non invece sbraitare nei modi di un vecchio adagio popolare: “cantami suocera e sentimi nuora”.

Il tutto conferma la presenza radicata dei primi cittadini dei comuni industriali che, come gridano gli ambientalisti, nel passato hanno fatto il bello e il cattivo tempo. I soggetti che controllano, di fatto, l’economia locale sono le industrie nella funzione forzata dell’economica e gli effetti sociali nella società moderna. L’inquinamento è un fatto endemico e carico di connubi, che collega il ricambio del favore spesso connesso ai posti di lavoro in cambio del silenzio ad orologeria, destinato all’esistenza di un “alleanza” eterna, se non a volte legati dalle elezioni alla stessa carica di primo cittadini di persone vicine alle industrie; è il gioco della parti, in un’epoca che nega la verità introvertibile, non è ammessa al popolo la possibilità di distrarsi.

Quello da evidenziare che ora preme è di ridurre o eliminare il ripetersi di atti che producono l’inquinamento ritornati copiosi e che si esauriscono nella dimensione locale e nel suo essere, per l’appunto, in una semplice denuncia dei fatti, che crea invece una visione drammatica del futuro. Una sorta di deregulation, in cui tutti sono muti, sordi, ciechi. La storia locale è molto meno particolare e minuscola di quanto possa apparire, in cui al suo interno confluiscono modi di relazione e potere che ha caratteri generali e a loro modo universale; in sostanza sono connessi alla relazione tra grande capitale e territori periferici. Parlare di Petrolchimico oggi significa discutere della relazione tra sovrani e sudditi, negli esiti dell’industrializzazione, nel possibile sottosviluppo del fallimento dell’industrializzazione, senza crescita e nemmeno futuro; ancora peggiore è il pericolo dello smantellamento con i veleni che rimangono nel territorio, com’è successo per il passato. Relazioni intrecciate tra la politica e le industrie; espressione, riproposta frequentemente da fattori sociali e dal ricatto occupazionale, nell’incertezza e nel rischio sanitario o della resistenza che essa genera nella passività delle masse cui la verità è vietata e l’illegalità connessa, quale stratagemma finale senza alcuna possibilità di salvezza per la popolazione prigioniera della malasorte.

Rumori fastidiosi, inquinamento, fumo denso e puzza, insidiano il diritto alla tranquillità e al riposo personali; diritti garantiti dal Codice civile: divieto di immissioni moleste che superano la normale “tollerabilità”) è tutelato anche dal Codice penale (art. 659 – disturbo della quiete pubblica). Secondo la relazione della Commissione al Parlamento Europeo, gli orientamenti dell’Oms in materia di rumore e inquinamento molesto per l’Unione Europea riconoscono che gli effetti del rumore ambientale, compreso il fastidio, costituiscono un serio problema per la salute, quali disturbi del sonno, delle funzioni cognitive degli alunni, stress psicologico e problemi cardiovascolari in soggetti che vi sono sistematicamente esposti.

Concetto Alota

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