Storie di tutti i giorni: i disabili e i diritti negati in nome del “diritto “

“Storie di tutti i giorni…vecchi discorsi sempre da fare”, cantava il leit motiv di una canzone degli anni Ottanta.

“Siamo alle solite!  Studenti disabili, colpevoli di formazione! Una condanna all’ergastolo, la loro, che li obbliga a starsene a casa, dopo il diploma o al massimo a centellinare gli studi ulteriori e permettersi un solo corso di formazione professionale.

“Per motivi di economicità degli enti pubblici deputati ad assisterli, perché la formazione continua è un lusso che non possono concedersi, quella degli anni della scuola dell’obbligo, un privilegio, quasi una concessione eccezionale che meriterebbe da parte loro (disabili e disagiati gravi!) un sentimento di riconoscenza a vita verso quelle istituzioni che hanno adempiuto in qualche modo al loro “dovere”.

“Non mettetemi alle strette…sono solo canzonette”, reciterebbe un altro leit motiv musicale di successo.

“A meno di un giorno dall’inizio previsto di un corso di formazione professionale presso un ente d’istruzione/formazione riconosciuto, i richiedenti il servizio Asacom ed il trasporto, in provincia di Siracusa, apprendono a mezzo Pec (solo a mezzo Pec!) che in quello stesso giorno il Commissario straordinario ha emesso un provvedimento di ratifica di un ‘disciplinare”, fino a quel momento sconosciuto agli interessati (beati ignoranti!), su richiesta del Capo dei Servizi Sociali, che hanno esaurito il “bonus” dell’assistenza, poiché goduta in una precedente circostanza. Dalla serie: “Basta una sola volta; per il resto, arrangiatevi e rivolgetevi altrove!” Appellatevi a quel “progetto di vita”, statuito dalle norme di tutela, che coinvolge tutti sulla carta, per prendersi cura del disabile e nessuno, nei fatti, come è accaduto in questo caso.

“Cos’altro aggiungere, cari studenti disabili: fatevene una ragione; meglio oziare che fare formazione!”

D.M.