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Con “Fine penna mai”, i detenuti comunicano le loro emozioni

Liberare le parole. Permettere ai detenuti di un carcere di comunicare le loro emozioni, il loro disagio, il loro dolore attraverso le parole, abbattere i muri fragili di un carcere con l’unica arma che rende veramente liberi, la scrittura, dando voce e libertà a chi non ce l’ha.

E’ questo il senso del libro “Fine PenNa mai”, Gemma Edizioni, scritto dagli studenti dell’Istituto Superiore “Luigi Einaudi” (indirizzo liceo scientifico) di Siracusa con i detenuti della casa circondariale di Brucoli, Augusta. Un libro che racconta le storie dei detenuti a lunga permanenza del carcere augustano, viaggi dell’anima raccolti dagli studenti, che come “agenti di parola”, hanno dato frasi e forma ai pensieri dei detenuti e li hanno interpretati con la sensibilità e l’entusiasmo dei ragazzi.

Il libro è stato, in questi giorni, presentato al carcere di Brucoli e nella sede dell’Istituto Einaudi.

“E’ noto che gli incontri dei detenuti con i loro familiari sono caratterizzati da lunghi silenzi – dichiara Teresella Celesti, dirigente scolastica dell’IIS “Luigi Einaudi” – dalla loro incapacità ad esprimersi, perché le grate di un carcere ingabbiano anche le parole. I ragazzi hanno solamente permesso di avviare una comunicazione naturale, di far in modo che si riappropriassero dei termini giusti per sublimare il loro dolore”

Soddisfatto Antonio Gelardi, direttore della casa circondariale di Brucoli, che ha permesso che questa attività laboratoriale potesse essere realizzata: “Si è svolto tutto in una atmosfera di scambio e di dialogo, di intensificazione del rapporto che la casa circondariale ha instaurato da tempo con le scuole”. Il progetto è stato svolto in regime di alternanza scuola lavoro ed è stato coordinato da Maria Grazia Guagenti, referente dell’Istituto. “La scrittura del libro ha cambiato i ragazzi. Gli incontri in carcere con i detenuti, l’ascolto delle loro storie e le emozioni nel sentirle hanno trasformato gli studenti in persone più consapevoli”

Assunta Tirri, docente referente al carcere di Brucoli, ha raccontato come i detenuti, titubanti inizialmente, abbiano provveduto a preparare le bozze dei loro racconti trascinati dall’entusiasmo e dalla vitalità degli studenti dell’Einaudi: “Si sono confrontati due mondi diversi e c’è stato uno scambio alla pari”. Alla presentazione del libro è intervenuta anche Gemma Gemmiti, responsabile della casa editrice Gemma Edizioni che ha permesso la pubblicazione del libro. “Le parole mettono le ali e permettono di andare oltre gli errori e gli sbagli che si possono fare. Parlare di sè non è semplice ma è sicuramente positivo trasferire il buio che si ha dentro su un foglio di carta”.

Il progetto ha già avuto una diffusione a livello nazionale e continuerà anche il prossimo anno.

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