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Siracusa, la Storia e i ricordi: Dino Cartia, l’intellettuale che bucava lo schermo

Per l’avvocato Piero Fillioley, Dino Cartia non era un uomo di spettacolo, o un giornalista, come lui amava delimitare il suo personaggio pubblico, ma un intellettuale; di quelli, aggiungo io, che non meditano, e che agiscono d’impulso perché non hanno il tempo per costruire discorsi, per elaborare le parole, per sostenere i pensieri da proiettare, essere e non apparire.
Era un attento osservatore della società, un giornalista televisivo di primo piano che bucava lo schermo. Un fantastico sognatore, polemico, chiaro e veloce nel conversare. Parlava per ore nei convegni o crocicchi dei bar senza mai prender fiato fino all’esaurimento del ragionamento o della storia raccontata.
Il migliore della classe. A Roma arricchì il suo bagaglio d’esperienze a ventaglio, dove si recò con l’amico del cuore, Armando Greco. Altro grande giornalista e scrittore siracusano di talento.
Dino Cartia possedeva la dote del dirigere, del parlare, dello scrivere. Amava spettacolare ogni occasione per favorirne il successo. Considerava le sue passioni, il suo lavoro in senso artigianale di alta fattura. Considerava le relazioni tra giornalisti e intellettuali, favorevoli o contrari, con puntigliosità. Gli piacevano Leonardo Sciascia e Flaiano, ma amava Elio Vittorini e la sua Storia; si batté per riportare la sua figura alla memoria collettiva nella città di Siracusa, dove era nato il 23 luglio del 1908. Non si faceva impressionare dalla disputa, anzi a volte spronato esasperava il dibattito fino alla rottura. Era un intellettuale rivoluzionario moderno, come, a ragion veduta, commentò Piero Fillioley.
Sono sicuro che troverai un microfono per continuare a dibattere i tanti problemi e a conversare sulla politica.
Intanto ti confermo, come tu amavi dire, che Siracusa persa era, persa è, e persa sarà.

Concetto Alota

 

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