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A Siracusa specialisti a confronto sull’endometriosi

Passa anche attraverso l’informazione, i racconti, le testimonianze, il confronto tra pazienti, la conoscenza di una patologia che riguarda tante donne, tante ragazze ma che spesso viene diagnosticata con forte ritardo. E per accendere ancora una volta i riflettori sull’endometriosi l’A.P.E., l’Associazione Progetto Endometriosi, in collaborazione con la Lega Navale Italiana, ha coinvolto numerosi medici ginecologi specializzati nella patologia, provenienti da tutta Italia. Una veleggiata è partita venerdì dalla Capitaneria di Porto di Catania per arrivare a Siracusa dove ieri si è parlato ancora di ricerca e prevenzione durante un convegno che ha visto la partecipazione di numerosi specialisti. A fare gli onori di casa la presidente A.P.E., Annalisa Frassineti e la volontaria referente dell’associazione per la Sicilia, Chiara Catalano.Erano presenti anche Rosellina Amoroso, pr manager di un’azienda modicana (che ha curato gli eventi solidali di queste due giornate) e Maria Laura Ontario che rappresenta un’azienda catanese. Entrambe hanno fatto parte del comitato organizzatore.

Testimonial l’attriceGuenda Goria – figlia di Maria Teresa Ruta e Amedeo Goria – che da qualche anno ha scoperto di essere affetta da endometriosi.
“Quando mi è stata diagnosticata questa patologia ho voluto raccontare la mia esperienza per condividere il mio percorso con altre donne – ha detto Guenda Goria – Sono molto felice di questa collaborazione con A.P.E. che offre la possibilità di essere informati in maniera dettagliata, al passo con la  ricerca che va avanti e che garantisce la possibilità di avere una buona qualità della vita. Come mi trovo spesso a ripetere, occorre non essere allarmisti perché  con l’endometriosi si può tranquillamente convivere”.

L’endometriosi è una malattia infiammatoria cronica che colpisce in Italia circa il 10% della popolazione femminile in età fertile, anche se i dati sono estremamente parziali e probabilmente sottostimati. Tutto questo determina gravi ripercussioni psicologiche che influiscono profondamente sulla sfera professionale, familiare, affettiva e sociale delle donne.

“Endo Wave è stato un  progetto fortemente voluto che siamo riusciti a realizzare grazie all’aiuto della Lega navale di Catania e di tante aziende siciliane – ha commentato Chiara Catalano, volontaria referente A.P.E. per la Sicilia –  La veleggiata prima e il convegno il giorno dopo, hanno avuto l’intento di far arrivare il più lontano possibile il messaggio della nostra associazione, grazie alla partecipazione di tanti specialisti, veri punti di riferimento per il trattamento di questa patologia”.
In Sicilia in questi anni sono stati fatti molti passi in avanti grazie alla legge regionale del 28 dicembre 2019. E’ stato infatti possibile creare due poli diagnostici: uno a Palermo, l’altro a Catania che hanno il compito di coordinare la rete delle ginecologie di tutta l’isola. Grazie a questa legge è possibile garantire un modello di assistenza specializzato e multidisciplinare. Non solo ginecologi, ma anche chirurghi, urologi, gastroenterologi, radiologi, fisiatri, psicologi, nutrizionisti, terapisti del dolore. E, non ultimo, il  controllo della fertilità.Primo firmatario della legge regionale del 28 dicembre 2019 sulle “Disposizioni per la tutela e il sostegno delle donne affette da endometriosi”, il deputato della Regione Sicilia, Nicola D’Agostino.

“Avere compreso il problema è stato il primo passo. Non è stato per niente facile capire i disagi che stavano dietro questa patologia – ha spiegato D’Agostino – L’obiettivo  della norma era dare dimostrazione che un problema, a volte nascosto per scarsa informazione o per falso pudore, può essere affrontato in Sicilia con professionisti in grado di dare la risposta necessarie”.

Per una malattia di cui non si conoscono ancora le cause e per la quale non esistono cure definitive né percorsi medici di prevenzione, l’informazione è fondamentale. Far conoscere l’endometriosi è il primo passo per la realizzazione di un percorso di cura socialmente condiviso. Ed è quello che hanno fatto ieri a Siracusa i medici specializzati che hanno preso parte al confronto.

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