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Abusi sessuali su minore, dodici anni di reclusione a un siracusano

Dovrà scontare la pena di dodici anni di reclusione un siracusano che si è reso responsabile di abusi sessuali ai danni di una ragazza, all’epoca dei fatti minorenne. L’uomo era stato condannato, due anni fa, in primo grado, a quattordici anni di reclusione, a conclusione del processo che si è celebrato con il giudizio abbreviato. La difesa, di fatto, ha rinunciato a ricorrere in appello e così per l’imputato la pena, comunque riformata,  è divenuta definitiva. 

La turpe vicenda è venuta a galla dopo che la vittima delle morbose attenzioni del patrigno, ha trovato il coraggio di rivolgersi al centro antiviolenza Ipazia, che nell’accoglierla, ha imbastito una dettagliata denuncia, seguendo la ragazzina in tutto l’iter processuale. La giovane ha raccontato di avere subito abusi sessuali nell’appartamento in cui viveva con la madre e col suo compagno nel popoloso rione della Mazzarrona. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori della polizia di Stato, con il coordinamento della Procura aretusea, il patrigno avrebbe costretto la minorenne ad assumere sostanze cannabinoidi e cocaina prima di approfittare della bambina, la quale sarebbe stata costretta a subire e a compiere con lui atti e rapporti sessuali. 

L’incubo per la ragazzina sarebbe iniziato quando aveva appena dodici anni e si sarebbe protratto fino alla maggiore età quando ha ritenuto di dovere dare un taglio alla drammatica situazione e che fosse arrivato il momento di liberarsi da questo giogo. La ragazza ha raccontato dapprima ai legali del centro antiviolenza e poi agli inquirenti che il patrigno si sarebbe introdotto di notte nella sua stanza per almeno due o tre volte alla settimana per consumare i rapporti sessuali. 

Gli inquirenti, raccogliendo la descrizione della giovanissima vittima, hanno appurato anche che gli abusi sessuali sarebbero stati consumati anche in una scogliera del litorale del capoluogo dove si recava per praticare la pesca subacquea. 

Al processo a carico del patrigno, la ragazza s’è costituita parte civile con il patrocinio dell’avvocato Loredana Battaglia, mentre anche il centro antiviolenza Ipazia, è stato ammesso come parte civile, assistito dall’avvocato Ester Malvagna. 

Concluso l’iter processuale con la condanna definitiva a carico del patrigno, proprio oggi, giornata mondiale contro la violenza sulle donne, inizia davanti al tribunale penale il processo che vede imputati la madre della ragazza e i genitori del patrigno. I tre imputati sono accusati di complicità nei confronti dell’uomo perché, nonostante vivessero nella stessa abitazione, non avrebbero impedito che si consumassero gli episodi di violenza ai danni della giovanissima vittima. 

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