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Accade a Siracusa. Atti persecutori contro il capo della Digos: un uomo di 61anni finisce sotto processo

Preso di mira non era un qualsiasi cittadino, ma un dirigente della polizia di Stato, il capo della Digos della Questura di Siracusa, dottor Francesco Frontera, il quale, notata l’insistenza dello sconosciuto attivava la macchina investigativa informando la Procura della Repubblica. In poco tempo l’identità del protagonista delle azioni minatorie e vessatorie è stata svelata; denunciato all’Autorità giudiziaria è finito sotto processo. È stato il Gup del tribunale di Siracusa Andrea Migneco, che ha emesso il decreto che dispone il giudizio nei confronti di A. S. di 61anni di origini catanesi; deve rispondere del reato di atti persecutori ai danni del dirigente della Digos della Questura di Siracusa.

La richiesta di rinvio a giudizio è stata formulata in udienza dal sostituto procuratore, Marco Dragonetti, che ha illustrato in aula i riscontri oggettivi e le risultanze investigative. I fatti risalgono al mese di giugno di 2 anni fa, quando l’imputato avrebbe cominciato a tempestare la casella di posta elettronica del dirigente della Digos di messaggi dal contenuto chiaramente minatorio. In buona sostanza, l’uomo avrebbe minacciato di morte il dott. Frontera, promettendogli che si sarebbe spinto anche a gesti clamorosi anche contro la sua famiglia, come l’incendio delle auto. L’uomo avrebbe messo in atto anche a più riprese una serie di azione di disturbo contro il dirigente della Digos, tra cui quella di suonare il citofono di notte; ma per rendere la propria azione ancora più tagliente, conficcava nel pulsante uno stuzzicadenti per far suonare il campanello in maniera continuativa, costringendo il dottore Frontera a scendere nel cuore della notte per disattivare il meccanismo. Avviate le indagini, l’esecutore del gesto è stato denunciato e adesso dovrà comparire davanti al giudice monocratico del tribunale di Siracusa per la prima udienza del relativo processo, fissata per il 14 giugno del prossimo anno.

Il fatto ha destato stupore negli ambienti giudiziari e tra le forze dell’ordine per il gesto contro un uomo delle istituzioni che è stato sempre l’esempio del poliziotto cortese, elegante ma fedele al dovere, senza mai una qualsiasi devianza. Sul movente del gesto intimidatorio è stato innalzato uno stretto riserbo e la continuazione delle indagini avrebbe preso altre direzioni.

Vincenzo Frontera è dirigente della polizia di Stato che da oltre 12 anni è alla guida della Digos della Questura di Siracusa; è stato anche dirigente di diversi Commissariati. Un impegno costante che l’ha portato sempre a guidare i suoi uomini in tante operazioni a contrasto del malaffare e a stanare le tante malefatte di delinquenti abituali, mafiosi, capi clan, e uomini che operano nella gestione degli enti pubblici.

Molto stimato dalla società civile, così come dai malavitosi per la sua attenzione verso i diritti e i doveri. Non ama le luci della ribalta; sempre piuttosto composto e defilato, ma molto attento ai cambiamenti della società; conosce fatti e circostanze della politica e della società siciliana in generale, compreso i tanti segreti di uomini che gestiscono la cosa pubblica nell’intera provincia siracusana, ma anche di tanti fatti di mafia in connubio con le istituzioni e dei rapporti ravvicinati di deputati, senatori, sindaci, assessori e consiglieri comunali, con la malavita.
Un impegno costante e scrupoloso svolto sempre con tanta passione ed esperienza costruita sul campo di battaglia. Impegnato in tutte le più delicate inchieste giudiziarie, che la Procura della Repubblica di Siracusa ha negli anni messo in campo e delegato alla sua sezione.
Vincenzo Frontera in precedenza ha diretto l’ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico e prim’ancora il commissariato di pubblica sicurezza di Pachino; zona quella di Noto, Avola e Pachino, dove impera da sempre, in tutto il territorio sud della Provincia di Siracusa il clan Linguanti, “consorziato” con il cartello criminale, Aparo-Nardo–Trigila, oltre ad essere l’impero dei “camminanti”.
Una presenza riservata ma costante quella del team diretto da Frontera; gli agenti della Digos garantiscono in ogni situazione legata a manifestazione, riunione, assemblea, fatti che riguardano la vita e la sicurezza della società democratica dello Stato italiano nelle tante sfaccettature che s’innescano nella vita di tutti i giorni. Lo stile adoperato da Frontera nell’attività di polizia e deputato ai suoi agenti della Digos, è quello che avvantaggia il dialogo e il rapporto con le organizzazioni sindacali e le istituzioni in generale. Scrupoloso e professionalmente preparato, conosce fatti e circostanze che nel tempo hanno fatto della Digos di Siracusa un punto di riferimento e un fiore all’occhiello nelle indagini che riguardano la pubblica amministrazione, così come i tanti rapporti trasmessi alla Procura della Repubblica sia ordinaria, così come alla Distrettuale antimafia, alla Prefettura e al Ministero degli Interni.
Fra le più rappresentative operazioni portate a termine dalla Digos di Siracusa, con il coordinamento della Procura aretusea, emergono l’operazione “Uomini e caporali”, culminata il 21 novembre 2008 con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di persone, tra cui un pubblico funzionario e alcuni professionisti, accusati a vario titolo, dei reati di corruzione, favoreggiamento e sfruttamento dell’immigrazione clandestina; le indagini, avviata nel luglio del 2007, hanno evidenziato l’esistenza di un’organizzazione criminale dedita allo sfruttamento di cittadini extracomunitari cui erano procurati documenti che consentivano l’ottenimento della regolarizzazione sul territorio nazionale, anche attraverso il pagamento di somme di denaro a compiacenti imprenditori con i quali erano stipulati falsi contratti di lavoro. Il 2 ottobre 2010, a distanza di due anni dalla prima, la Digos ha portato a compimento una seconda inchiesta sul caporalato. Erano coinvolti nell’operazione denominata “Uomini e caporali 2”, due avvocati e sette imprenditori agricoli, destinatari dei provvedimenti restrittivi per presunti falsi contratti di lavoro per immigrati clandestini. I magistrati della Procura della Repubblica di Siracusa, insieme con gli agenti della Digos e con i carabinieri, hanno scoperto che i migranti per “comprare” un posto di lavoro e un alloggio pagavano una somma compresa tra i 4 e i 7mila euro. Giunti in Italia, però, non avevano poi né il lavoro né l’alloggio. Erano procurati falsi contratti di lavoro a pagamento a cittadini extracomunitari che così ottenevano, falsamente, il presupposto per una successiva regolarizzazione della loro posizione sul territorio italiano. Particolare impegno è stato richiesto agli uomini della Digos in occasione del G8-Ambiente, organizzato dalla ministra siracusana, Stefania Prestigiacomo.
Molto delicata nel 2012, la situazione affrontata in occasione della protesta dei “Forconi”, con a capo il leader Mariano Ferro, che durò diverse settimane e che ha costretto le forze dell’ordine a coordinarsi anche fuori dal territorio siracusano, in tutta la Sicilia e oltre lo Stretto. Costanti, cordiali e incisisi i rapporti con la Prefettura. L’inchiesta denominata Gettonopoli porta la sua impronta, con ben sedicimila documenti spulciati e l’analisi computata di presenze, registri delle adunanze sia del consiglio comunale sia delle commissioni.
Nella sua lunga permanenza alla Digos, Vincenzo Frontera ha svolto un’opera di collegamento e di mediazione dimostrando vicinanza a tutta la comunità dei lavoratori. Con la stampa i rapporti sono sempre stati cordiali e nel segno del reciproco rispetto professionale e deontologico. Ancora un’operazione della Digos concentrata sul fenomeno dell’assenteismo, con particolare riferimento ai dipendenti dell’ex Provincia regionale di Siracusa, scoperti e filmati mentre smarcavano il badge di colleghi che erano in questo modo presenti al lavoro, anche se nei fatti erano altrove.
Nel mirino degli investigatori della Digos sono finiti nel 2013 coinvolti nella vicenda giudiziaria denominata “Fantassunzioni” a carico di sei ex consiglieri comunali siracusani e di sette imprenditori. Tutti gli imputati sono in atto sotto processo e sono accusati del reato di truffa ai danni del Comune di Siracusa, nell’ambito dell’inchiesta legata alle presunte assunzioni fittizie, per ottenere dal Comune di Siracusa i relativi rimborsi previsti dalla normativa regionale vigente e che ha riacceso le luci della ribalta della politica in Sicilia.
Frontera si può considerare un guardiano dell’attività dei rapporti umani che deve necessariamente realizzarsi nell’ambito dell’ordine morale, poiché tutti i problemi riguardano la concretizzazione di un ordine sociale umano, che, perché umano, finalizzato alla tutela dei diritti e delle libertà fondamentali. Per lui le forze di polizia devono tenere verso i cittadini un atteggiamento equilibrato, sia quando questi reclamino interventi per aver subito torti, sia quando siano sottoposti a controlli o destinatari di atti sanzionatori e vissuta giornalmente da tutti, dove il rispetto della legge è la base della legalità.

Concetto Alota

 

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