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Adescavano in chat, due indagati fanno scena muta

Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere i primi due indagati, coinvolti nell’operazione portata a termine dai carabinieri e dal Nit, nell’ambito di una serie di rapine consumate ai danni d’ignare persone, attirate nella trappola dopo una conversazione in chat. Dinanzi al gip del tribunale, Giuseppe Tripi, che ha emesso l’ordinanza di applicazione della misura cautelare personale, sono comparsi ieri mattina Giuseppina Pirruccio, la 52enne netina, ritenuta dagli inquirenti il cardine della vicenda e per questo detenuta nel carcere di piazza Lanza a Catania, e il figlio, Maurizio Pomillo di 26 anni, al quale è stata applicata la misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. I due congiunti, entrambi difesi dall’avvocato Natale Di Stefano, sono comparsi ieri mattina dinanzi al gip, scegliendo di fare scena muta. I due sono stati riconosciuti da alcune delle vittime, come le persone che si erano presentate all’appuntamento. La donna avrebbe utilizzato il nickname Katia per chattare con le vittime alle quali veniva proposto il classico appuntamento al buio. Proposta che in otto casi accertati, è stata accolta dalle vittime che si sono recate all’appuntamento a Noto. La donna avrebbe poi finto di adottare accorgimenti necessari per non essere notata in paese con un estraneo. Così, dopo avere convinto i potenziali amanti ad accogliere in auto quello che era loro presentato come il nipote ma che poi avrebbero individuato come il figlio della Pirruccio, e quindi sorbire una birra, appartati nei pressi della villa comunale di Noto o in un vicino parcheggio, finivano per essere addormentati attraverso il narcotico somministrato nella bevanda lasciando campo libero ai due per derubarlo di quanto aveva addosso: denaro, orologio, telefonino cellulare, collane e altri oggetti preziosi.

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